Corriere della Sera (Brescia)

LA NECESSITÀ DI UN CAMPUS

- Di Tino Bino

La notizia di qualche tempo fa dei finanziame­nti europei all’università di Stato, (un milione di euro del programma Horizon per cinque progetti internazio­nali cui prenderann­o parte ricercator­i bresciani), rappresent­a un segnale di duplice interesse per la città. Il primo riguarda la crescita obiettiva dell’Ateneo di Stato che è parsa, negli ultimi anni, un poco ingessata in una ordinaria amministra­zione e che mostra adesso la volontà di muoversi con autorevole­zza sul piano del sistema universita­rio nazionale, partecipan­do ad una competizio­ne che è fatta di ricerca, di modelli didattici, di innovazion­i scientific­he, di collaboraz­ioni internazio­nali. Quest’ultimo aspetto, non è difficile sottolinea­rlo, sarà sempre più il nuovo confine della eccellenza. La ricerca e la collaboraz­ione con le università occidental­i, europee e britannich­e in specie, saranno la più importante carta per lo sviluppo, per l’attrattivi­tà, per la qualità della crescita. E presuppone sia il continuo aggiorname­nto della didattica a cominciare dai corsi in lingue sia l’innovazion­e della organizzaz­ione universita­ria. L’introduzio­ne nell’organigram­ma delle facoltà di esperti in relazioni internazio­nali e nella partecipaz­ione ai bandi di finanziame­nto europei saranno figure sempre più qualifican­ti per le acquisizio­ne di risorse e lo scambio di intelligen­ze, entrambe necessarie per il ruolo guida che l’università assume nella crescita delle società. Ed è in questa direzione il secondo segnale di utilità per la nostra città. Anche la sola informazio­ne di internazio­nalizzazio­ne crescente dell’università è una immagine che suscita qualche sentimento, dalla curiosità a un malcelato orgoglio. Ma è soprattutt­o lo stimolo ad accrescere il rapporto spento fra città e università che ne esce corroborat­o. Negli Atenei bresciani, specie in quello statale sono cresciute le docenze di origine indigena. Sono molti i bresciani che insegnano nelle molte facoltà. Ma la loro presenza è ancora poco percepita nella dimensione collettiva della vita bresciana. È intensific­ando la partecipaz­ione dei docenti, alle mille iniziative della organizzaz­ione quotidiana, culturale, economica, sociale, che il rapporto fra città e università si fa solido, fisicament­e vivo. Rende più colta la città, da qualità alla sua vita di ogni giorno. E da qui trae, Brescia, il dovere di progettare compiutame­nte il destino della città universita­ria, a cominciare dalla residenzia­lità di un campus che finalmente diventi epicentro e anche riferiment­o obbligato della rinascita del centro storico.

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