Spaccio in cella Due anni al poliziotto
«Voglio solo tornare il prima possibile a una vita normale». Ecco perché questa partita con la giustizia ha scelto di chiuderla in fretta. Agente di polizia penitenziaria in servizio a Canton Mombello (ora sospeso) Luca Piredda, 34 anni, ha patteggiato due anni (pena sospesa) davanti al gip Lorenzo Benini per spaccio di stupefacenti e abuso d’ufficio. Insieme a un collega e a due detenuti avrebbe «gestito» un giro di cocaina dentro la casa circondariale, con la droga portata dentro dall’esterno e ceduta ai carcerati grazie alla collaborazione degli agenti i quali, poi, stando alle indagini coordinate dal pm Ambrogio Cassiani incassavano il denaro dalle mogli dei detenuti. Nei mesi scorsi Piredda finì prima ai domiciliari poi fu sottoposto all’obbligo di dimora. Con il collega Fabrizio Di Matteo, 38 anni — rinviato a giudizio — avrebbe «introdotto a Canton Mombello stupefacente consegnandolo a due detenuti per il successivo smercio al dettaglio». A ricevere la droga c’erano Shpetim Sanaj, albanese di 51 anni, e Farad Abdel Moez El Sayed Eid, egiziano di 47. Per tutti, guardie e detenuti, la procura aveva chiesto il rinvio a giudizio, ma anche il 47enne ha scelto di patteggiare: nel suo caso cinque mesi. Piredda era accusato anche di abuso d’ufficio: perché in veste di pubblico ufficiale acquistò proprio dal detenuto egiziano un’auto, ma «senza corrispondergli il prezzo di vendita e procurandosi quindi un ingiusto vantaggio avendola utilizzata gratuitamente». Il 25 ottobre quindi, per la prima udienza in dibattimento, ci saranno la guardia Fabrizio di Matteo e il detenuto Shpetim Sanaj. Piredda, che qualche altro guaio con la giustizia per truffa lo sta ancora scontando, spera solo una cosa: «Essere reintegrato» dice al suo avvocato, Gianbattista Scalvi.