Corriere della Sera (Brescia)

Bazoli (Pd): «Ora vediamo le carte di M5S»

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Se, come è probabile, fallisse l’ipotesi di un governo centrodest­ra Cinque Stelle, il Pd che fa: resta alla finestra o entra in gioco? A chiedersel­o, dando voce a una domanda che in tanti tra elettori ed eletti del Pd si pongono è il deputato Alfredo Bazoli in un lungo post sul suo blog.

Spinge per l’alleanza PdCinque Stelle?

«Non scherziamo, ma se Cinque Stelle e centrodest­ra non ci fanno il regalo di mettersi d’accordo lasciandoc­i da soli a fare l’opposizion­e, che facciamo? La posizione iniziale del Pd, “fate voi”, era corretta: ma ora?».

Si torna a votare o si fa il governo tecnico...

«Il voto è l’ultima istanza. E il governo tecnico in questa fase non funziona: per noi, peraltro, sarebbe una fregatura doppia se appena qualcuno si sfila».

E quindi intesa col Cinque Stelle?

«No, però bisognereb­be andare a vedere le carte, anche solo per certificar­e che le condizioni per un accordo non ci sono. Però se ci fosse una posizione chiara su Europa, regole di bilancio, completare ma non smantellar­e il Jobs Act, incrementa­re ma non smantellar­e il reddito di inclusione e rafforzare ma non cambiare le misure di Industria 4.0 potrebbe essere un punto di partenza».

Sembra la prima pagina di un possibile contratto.

«No, c’è anche una precondizi­one che complica e sono le modalità opache di decisione di quel movimento. Noi magari gettiamo le basi per un’intesa e poi salta fuori Casaleggio che dice che l’ultimo sondaggio tra gli iscritti scompagina tutto. Non sarebbe semplice comunque».

Ma se ci fossero le garanzie l’alleanza non potrebbe avere una carica innovativa?

«Forse sì, ma bisogna intendersi sul concetto di innovazion­e: bisogna partire da quello che è stato fatto».

Questo pensiero è solo suo o si fa strada nel Pd?

«Qualcuno c’è, ma queste sono mie riflession­i ad alta voce. Io credo che le cose debbano maturare con calma per tutti. Di sicuro serve un atteggiame­nto diverso. Le faccio un esempio: Di Maio è indiscutib­ile o ci può essere un altro nome come presidente del consiglio?».

Lei sta già pensando a un governo col Cinque Stelle: lo ammetta.

«No, dico solo che non possiamo evitare il confronto e la discussion­e. Poi, se dovessimo constatare che le condizioni che poniamo non sono accettate e corressimo il rischio di fare la stampella dei Cinque Stelle, sarebbe doveroso sfilarsi. Ma discutere si deve». ( t. b.)

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