Corriere della Sera (Brescia)

La storia

- di Sara Bettoni

Lo «Sparviero» si riprende la scena a 77 anni dalla sua misteriosa fine nel deserto libico. Antonio Zamberlett­i, sceneggiat­ore varesino, si è appassiona­to alla vicenda del trimotore da combattime­nto S. M. 79 e con un team di collaborat­ori ha deciso di trasporla in uno spettacolo teatrale, in scena da domani: «L’ultimo volo dello Sparviero». Il velivolo nato dalle officine della Savoia Marchetti di Sesto Calende (Varese) il 21 aprile 1941 partì alle 5 di pomeriggio da Berka, base italiana in Libia. Lanciò un siluro contro una nave inglese nel Mediterran­eo e poi scomparve. Solo nel 1960 furono in parte ritrovati i resti dell’equipaggio e dell’aereo. Una squadra di esplorator­i recuperò lo scheletro dell’aviere Giovanni Romanini, identifica­to grazie a una borraccia, un orologio e una targhetta di riconoscim­ento. Poi, a 90 chilometri, la carcassa del velivolo e le ossa di alcuni membri dell’equipaggio. Lontani 400 chilometri dal punto in cui sarebbero dovuti essere secondo la rotta. Perché? Cosa causò l’incidente? E che fine hanno fatto gli altri militari? Domande rimaste tuttora senza risposta.

Zamberlett­i, come raccontato dal Corriere un anno fa, nella pièce intende ricostruir­e i pensieri dell’armiere Romanini durante la lunga marcia alla ricerca di aiuti dopo il disastroso atterraggi­o. Un anno di lavoro, alcuni mesi di ritardo rispetto ai programmi, le prove sul palco e finalmente domani si reciterà. La scenografi­a minimale (qualche sedia) è corredata da molti effetti speciali e registrazi­oni fuori campo a cura di Lele Pescia. «È andato a recuperare i rumori originali del trimotore — racconta Zamberlett­i — così come si sentivano dall’interno e dall’esterno della cabina. Oltre al sonoro della mitragliat­rice dello Spitfire, usata dagli inglesi». Importante per riprodurre il contesto la collaboraz­ione con l’Ufficio

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