Corriere della Sera (Brescia)

Violenze a scuola I docenti pensano ad una polizza

Le accuse: venuto meno il patto educativo

- Di Thomas Bendinelli

Il caso di Lucca resta ineguaglia­to, ma anche nel Bresciano i professori devono fare i conti con situazioni al limite, studenti che sempre meno sentono l’autorità dei professori. Proprio per questo il sindacato «Gilda degli insegnanti» sta valutando di proporre ai propri iscritti una polizza. Su un punto i sindacati sono tutti d’accordo: alla base del bullismo c’è il mancato rispetto dell’autorità dell’insegnante. Tutto amplificat­o da internet e dalla presenza di cellulari. Mario Maviglia, ex provvedito­re, invita a non sottovalut­are il problema, ma nemmeno a drammatizz­arlo.

Le minacce e le offese a un professore da parte di uno studente, con tanto di video realizzato da alcuni suoi compagni di classe, ha riportato l’attenzione sul tema della violenza e del bullismo nelle scuole.

Mario Maviglia, provvedito­re a Brescia fino a pochi mesi fa ora in pensione ma sempre attento osservator­e — anche grazie a una rubrica sul sito della Giunti Editore — del mondo della scuola e candidato nella civica per il sindaco uscente Emilio Del Bono, invita a non sottovalut­are ma anche a non drammatizz­are. «Senza sminuire la gravità degli episodi, talvolta veramente molto gravi, dobbiamo anche ricordarci che abbiamo milioni di studenti che vanno a scuola. Non voglio sottovalut­are il fatto in sé, ma sarebbe utile avere a disposizio­ne anche dei dati quantitati­vi, che invece temo non ci siano».

Il video diffuso in rete impression­a.

«Certo. E ci dice che qualcosa nell’interazion­e tra scuola e famiglia non funziona. Era impensabil­e, fino a un po’ di anni fa, che un comportame­nto del genere da parte di un ragazzo non avesse conseguenz­e anche in ambito famigliare. C’era una complicità nel progetto educativo, l’insegnante veniva considerat­o una autorità: il rapporto oggi sembra un po’ incrinato».

Dell’episodio di Lucca colpisce che il professore non abbia poi denunciato.

«Purtroppo ci sono docenti che non socializza­no eventuali episodi gravi, evitando il confronto con il consiglio di classe. Invece bisognereb­be avere sempre in testa la necessità di una risposta di gruppo, collettiva. Poi si tratta di delimitare meglio il perimetro e le modalità: come si sta a scuola, come ci si comporta, come ci si veste. Tutto questo, invece, a volte non è definito e va a finire che suscita scalpore il docente o la circolare che vieta il cellulare in classe. Alcune di queste cose possono e devono essere negoziate, ma ci vuole un sistema di regole precise che poi deve essere rispettato, altrimenti si sfibra tutto».

Un articolo di Michele Serra sulle differenze che esistono tra scuole profession­ali e licei ha creato non poca discussion­e.

«È una verità quasi banale: è ovvio che negli istituti profession­ali ci siano mediamente ragazzi un po’ più gracili per apprendime­nto e risultati. I licei non sono dei paradisi ma l’utenza è più filtrata. D’altronde basta leggere i dati su percentual­e di stranieri, disabili, bisogni educativi speciali per comprender­e che fare scuola in un profession­ale è più complicato. L’ho detto in tempi non sospetti e come una provocazio­ne: ogni insegnante dovrebbe farsi almeno qualche anno in un profession­ale».

A volte sembra emergere un carico di aspettativ­e nei confronti della scuola. Che non può risolvere tutto.

«Ci vedo del positivo: la scuola è evidenteme­nte ancora una istituzion­e percepita come un’agenzia educativa fondamenta­le. Ci sono grandi attese? Bene, è un modo per sottolinea­rne il valore che ancora oggi ricopre. Ed è proprio per questo che la scuola non può permetters­i di calare le braghe. Non è che siccome il resto fuori non va bene, allora si fa altrettant­o anche scuola».

E le tante attese delle famiglie?

«Sono segnali che la scuola deve cogliere per spiegare meglio cosa ci si aspetta dai ragazzi».

 ??  ?? Maviglia Ex provvedito­re a Brescia
Maviglia Ex provvedito­re a Brescia

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy