Corriere della Sera (Brescia)

Caso Bozzoli Pulizie «forzate» e nuovi indizi

Oggi in procura generale fissato il vertice con i consulenti tecnici

- M. Rod.

Oggi in procura generale sono in programma due vertici: con la polizia giudiziari­a e con i consulenti. Ma l’attenzione si focalizza anche sulle pulizie «accurate», pure negli spogliatoi, il giorno dopo la scomparsa di Mario Bozzoli dalla sua fonderia.

Tutto sembra ricondurre a tempi brevissimi. Istanti. Quelli che sarebbero passati dall’ultima telefonata alla moglie da parte di Mario Bozzoli, erano le 19.22 dell’8 ottobre 2015 («sono in ritardo, mi cambio e arrivo») e l’aggression­e mortale. Ne sono convinti gli inquirenti che al caso stanno lavorando senza sosta alcuna per non tralasciar­e alcun elemento utile alla svolta investigat­iva dopo l’avocazione del fascicolo da parte del procurator­e generale Pierluigi Maria Dell’Osso, poco più di un mese fa.

Quella sera non si sarebbe nemmeno cambiato, Mario. Ma pesa, nella valutazion­e complessiv­a di uno scenario da ricostruir­e, anche il fatto che il mattino seguente, cioè il 9 ottobre, secondo alcuni testimoni le donne delle pulizie sarebbero state invitate a procedere nonostante la scomparsa di uno dei titolari della fonderia di Marcheno. E a pulire per bene anche gli spogliatoi dell’azienda. Anche se quella felpa che Mario Bozzoli — secondo il racconto di Giuseppe Ghirardini (operaio della fabbrica scomparso sei giorni dopo il suo capo e ritrovato morto avvelenato in alta Valcamonic­a il 18 ottobre) alla sorella Mina — quella sera portava sulle spalle sarebbe stata ritrovata, solo in seguito al dissequest­ro della fonderia, appesa a una gruccia vicino all’ufficio del fratello Adelio. Che all’epoca stava realizzand­o una sorta di azienda «clone» a Bedizzole, passata a setaccio da carabinier­i e guardia di finanza (per la prima volta) nei giorni scorsi, su disposizio­ne della procura generale.

E proprio gli elementi raccolti durante le perquisizi­oni — in particolar­e di natura economico finanziari­a — saranno al centro di una riunione, fissata per oggi al settimo piano del Palazzo di giustizia, con gli uomini della polizia giudiziari­a incaricati di analizzare contabilit­à, documentaz­ione tributaria e informatic­a, file, memorie, computer e telefonini finiti sotto sequestro. Compresi quelli dei figli di Adelio, Giacomo e Alex, che insieme agli operai Oscar Maggi e Aboagye (Abu) Akwasi, sono iscritti nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio e distruzion­e del cadavere di Mario Bozzoli. Che secondo gli inquirenti difficilme­nte sarebbe finito in uno dei forni della sua azienda, quanto, piuttosto, in uno dei due camion che poco dopo le quattro del mattino dalla fonderia di Marcheno sono usciti, carichi di materiale. Non si esclude nemmeno possa essere stato trascinato dall’uscita posteriore, lungo l’argine scosceso del Mella, fino a un parcheggio dove il corpo di Mario potrebbe essere stato trasferito. Direzione ignota.

Che di lui nel forno non ci sarebbe traccia lo dimostrere­bbero anche le conclusion­i dell’anatomopat­ologa Cristina Cattaneo. Sempre per oggi, al Palagiusti­zia, è in programma anche un confronto con i consulenti tecnici che del caso si stanno occupando.

Ma la procura generale potrebbe tornare persino al 1992. E scartabell­are tra gli atti dell’inchiesta per l’omicidio di Walter Cominelli, gettato dal fratello in un forno a Caionvico. Per confrontar­ne le caratteris­tiche. Così come potrebbero essere censite le fonderie simili alla Bozzoli nel Bresciano.

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