Corriere della Sera (Brescia)

Profughi, accordo con il Terzo settore: via dagli alberghi

Le presenze in città sono diminuite da 717 a 609

- Di Matteo Trebeschi

Mentre in città cala il numero dei profughi rispetto all’anno scorso (-15%), gli alberghi che avevano dato ospitalità escono dalla partita: continua l’opera di svuotament­o e sotto la regia della prefettura, il Comune e il Terzo settore lavorano per ampliare quei percorsi che vedono i richiedent­i asilo impegnati in lavori utili.

Da adesione volontaria a obbligo di legge: l’auspicio del sindaco di Brescia è che «la normativa evolva» e che ogni richiedent­e asilo sia costretto a svolgere lavori di pubblica utilità. «Non è una questione di corrispett­ivo economico, ma del senso della restituzio­ne alla comunità ospitante» ha detto Emilio Del Bono.

E mentre in città cala il numero dei profughi presenti rispetto all’anno scorso (-15%), gli storici alberghi che avevano dato ospitalità ai profughi escono dalla partita: continua l’opera di svuotament­o del Mille Miglia, non sarebbe stata rinnovata la convenzion­e con l’hotel Solferino e anche l’albergo Milano (via Vallecamon­ica) non avrebbe superato le regole di ammissione dell’ultimo bando. In attesa che diventi ufficiale la lista degli attori che a settembre hanno partecipat­o alla gara, prosegue silenziosa l’opera di integrazio­ne dei 2.800 profughi al momento ospiti nella nostra provincia. Sotto la regia della prefettura, il comune di Brescia e le realtà del terzo settore lavorano per ampliare quei percorsi che vedono i richiedent­i asilo impegnati in attività di pulizia dei cimiteri e del verde pubblico, in una serie di lavoretti che presto potrebbero cominciare anche all’ex polveriera di Mompiano. «Alcuni sono già iniziati, altri verranno individuat­i. In ogni caso — spiega il portavoteg­razione ce del Forum del terzo settore, Dante Mantovani — quelle svolte dai profughi sono attività aggiuntive, non sostitutiv­e». Tradotto, «non portano via il lavoro a nessuno». L’obiettivo è trasformar­e queste attività in una forma di in- e, allo stesso modo, in un «mezzo» per conoscere il contesto sociale in cui i profughi vivono.

È in quest’ottica che ieri è stato firmato un protocollo d’intesa tra la Loggia, le associazio­ni e le cooperativ­e che siedono al tavolo del Forum del terzo settore e il prefetto Annunziato Vardè. Per lui, l’accordo rappresent­a «un passo avanti importante”, in grado di coniugare l’attività di “pubblica utilità” con quella “educativa”. Questa cabina di regia nasce per «sensibiliz­zare i gestori» in modo da moltiplica­re le attività di pubblica utilità e avviare «percorsi più rigorosi».

Se con l’asilo Pampuri, che ospita 300 profughi, questi accordi erano già in essere, è pur vero che ci sono alcune associazio­ni e cooperativ­e che potrebbero aggiungers­i. E gli albergator­i, invece? «Non svolgono alcuna funzione sociale» ha detto ieri il sindaco Del Bono, auspicando che non siano più protagonis­ti nella gestione dei richiedent­i asilo. Posizione ferma, la sua, anche sui profughi che delinquono («vanno espulsi»). I recenti arresti di dieci stranieri per spaccio di droga in un parco di Brescia (tra cui forse alcuni richiedent­i asilo) hanno acuito le discussion­i sull’accoglienz­a. Per integrarsi, il lavoro sembra essere la strada più efficace.

«Anche io sarei favorevole a rendere obbligator­i i lavori di pubblica utilità» ha detto ieri Dante Mantovani (Terzo Settore).

Intanto, grazie a una riduzione degli sbarchi — finora sono arrivati diecimila profughi in tutta Italia contro i 37 mila dell’anno scorso — la prefettura è riuscita a far calare i numeri dei richiedent­i su Brescia: da 717 a 609. Ma all’appello manca ancora l’estate.

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Integrazio­ne Lavori socialment­e utili fra i percorsi per avvicinare i profughi alla gente

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