IL TESORO DELLA MEMORIA
«Ècome avere dentro un elastico. Si va avanti, si cresce, si invecchia. Si ha una vita professionale, sociale, affettiva. Ma non si è interi. Qualcosa di importante di sé è fermo a quei fatti. L’elastico si è allungato e ci ha lasciato la possibilità di arrivare fino ad oggi, ma ogni istante un’immagine, un pensiero, un profumo, un luogo possono far scattare l’elastico e riportare istantaneamente indietro. (...) Bisogna sciogliere l’elastico delicatamente, senza perdere nulla né di ieri, né di oggi». Agnese Moro, la figlia del presidente della Dc ucciso giusto 40 anni fa, ricostruisce così (in un’opera collettiva di riconciliazione: «Il libro dell’incontro», il Saggiatore) il suo stato d’animo di vittima del terrorismo. Ferite che non si sanano, ma che si possono lenire. Drammi personali che diventano un patrimonio collettivo tanto che ognuno di noi ha indelebile il ricordo (ne abbiamo parlato proprio ieri su queste colonne) di dove si trovava nell’istante della tragedia. Come se anche noi avessimo il nostro piccolo elastico interiore che ci può riportare «istantaneamente indietro». Ed è un elastico questo che possiamo sciogliere solo insieme, in giornate come queste, facendo della memoria un patrimonio comune di crescita. Brescia e la sua voglia di verità sulla bomba in piazza della Loggia ci ha insegnato molto in proposito. Ci ha fatto capire che la memoria è innanzitutto testimonianza civile; che la testimonianza civile è un paziente e silenzioso lavoro per la conoscenza e che la conoscenza sa essere un grande antidoto alle nostre paure davanti ai nuovi terrorismi. E in una giornata in cui si fa memoria delle persone uccise dal terrorismo non si può non cercare anche di raccogliere l’eredità di chi non c’è più, capire il senso delle loro vite, della loro testimonianza pubblica e privata. Solo così la memoria si fa tesoro. Il tesoro della riscoperta. Giorni fa, ad esempio, si è evocato lo stile politico di Aldo Moro ricordando un discorso fatto a Benevento il 18 novembre del 1977 (in momenti segnati dal ferimento del giornalista Carlo Casalegno, che morì 13 giorni dopo, e del dirigente Ansaldo Carlo Castellano). «Quello che voi siete noi abbiamo contribuito a farvi essere e quello che noi siamo voi avete aiutato a farci essere» disse Aldo Moro al Teatro Massimo della città campana rivolto ai comunisti del Pci. Una lezione di dialogo alta che se praticata oggi darebbe alla politica italiana tutt’altro spessore.