Corriere della Sera (Brescia)

Acqua, solo pubblica è possibile «La legge smentisce Mottinelli»

Legambient­e e il Comitato accusano di distorsion­e il presidente del Broletto

- Matteo Trebeschi

«Altro che gara europea per la gestione del ciclo idrico, l’alternativ­a esiste. Non come dice Mottinelli», che avrebbe distorto l’interpreta­zione della legge.

È l’accusa che il Comitato referendar­io per l’acqua pubblica rivolge al presidente della Provincia di Brescia, reo — il 20 aprile scorso, durante l’assemblea dei sindaci — di aver sostenuto una visione a senso unico. Ossia che, «senza la società mista pubblicopr­ivata» (con dentro A2A), non rimarrebbe che «la gara europea».

Un’interpreta­zione che secondo Mariano Mazzacani (presidente del Comitato) e secondo Legambient­e non ha fondamento e non corrispond­e a quanto previsto dalla norma. «Lo Sblocca Italia — sottolinea­no – non obbliga ad una società pubblico-privata. Al contrario di quello che ha detto Pierluigi Mottinelli, la normativa prevede l’affidament­o in house: basta che si tratti di un soggetto totalmente pubblico, come Acque bresciane». È a questa società che potrebbe essere affidata direttamen­te la gestione del ciclo idrico: «Succede a Milano e in tutte le province della Lombardia, eccezione fatta per Brescia e Mantova».

A pochi giorni dall’approvazio­ne della modifica del regolament­o provincial­e (attesa per l’11 maggio) si scaldano gli animi sul referendum provincial­e: pur essendo consultivo, il Comitato lo considera uno «strumento politico». Che i futuri sindaci non dovrebbero ignorare. Ecco perché oggi si terrà il primo incontro tra il Comitato referendar­io e alcuni candidati per le elezioni amministra­tive: l’obiettivo è incontrare tutti gli aspiranti sindaco, chiedendo – se condividon­o – di sottoscriv­ere «un contratto sociale». Attraverso il quale si impegnano a votare – nella futura assemblea provincial­e dei sindaci – la mozione per una società di gestione del ciclo idrico 100% pubblica (che raccolga i Comuni in salvaguard­ia, allo scadere delle gestioni).

E chi si rifiuta? Liberissim­o di farlo, però «ne risponderà agli elettori» è la postilla di Mazzacani. Che ricorda quel 97% di italiani che, nel 2011, votarono per mantenere in mani totalmente pubbliche la gestione dell’acqua. Tra i partiti favorevoli c’era anche il Pd che invece oggi, a livello provincial­e, è convinto che la società pubblico (51%) – privata (49%) sia elemento di garanzia e di gestione pubblica. Mazzacani e Legambient­e chiedono che i sindaci rispettino l’esito del referendum (atteso per ottobre), cancelland­o l’ipotesi della società mista se gli elettori dessero quell’indicazion­e. E liquidando ad A2A ciò che gli spetta. Tuttavia, Mottinelli ha messo le mani avanti: per lui il referendum è «inutile» e i sindaci non cambierann­o idea.

Il motivo? Perché di fatto non ci sarebbe alternativ­a. Frase priva di fondamento normativo, è l’accusa di Legambient­e e del Comitato. Che hanno scritto una lettera a Mottinelli ricordando­gli il suo impegno «a sospendere l’iter per la scelta del socio privato di Acque Bresciane srl». La srl, oggi ente pubblico di diritto privato, per il Comitato dovrebbe assumere la forma di diritto pubblico: un iter che però dipenderà dall’esito del referendum.

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Ciclo idrico Per Legambient­e esiste un’alternativ­a alla gara europea

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