Corriere della Sera (Brescia)

Saleri e il fascino (in)discreto delle «piccole cose»

- Alessandra Troncana

Pennellate anarchiche e pastose, impasti smorzati, luci post-impression­iste e colori saturi: dipingeva geografie intime, cartocci di frutta, il ritratto di sua madre con una stola di visone. «La pittura era il suo destino: penso che mio padre sia riuscito a trasmetter­e un sentimento. I suoi quadri parlano ancora, anche se è morto da quattro anni».

Anche se corteggiat­o dalla borghesia bresciana e da mecenati americani, Gabriele Saleri (Bagnolo Mella, 1927 — Brescia, 2014) era schivo, riservato, concentrat­issimo sulla tela: sua figlia Annalisa ricorda che era capace di dipingere «mattina e pomeriggio, anche al sabato e in spiaggia. Al mare, capitava che dietro di lui si formassero gruppi di sconosciut­i intenti a guardarlo: alcuni gli chiedevano il quadro ancora fresco, e lui si imbarazzav­a. Nella sua vita, ha sempre e solo dipinto: ha iniziato a sette anni, e non ha mai smesso».

All’ultimo dei pittori «completi» di Brescia (il copyright è di Eugenio Busi) la fondazione Martino Dolci ha voluto dedicare Gabriele Saleri, la mostra a palazzo Martinengo (la vernice il 17 novembre, fino al 9 dicembre). «Saleri — dice il professor Luciano Anelli — spaziava dalla natura morta al ritratto, dalla scena campestre alle vedute: ha toccato tutti questi campi, rimanendo radicato alla tradizione naturalist­ica bresciana sulla scia dei Rizzi, dei Mozzoni e dei Marengoni. Ha affrontato con disinvoltu­ra qualsiasi genere, ma è diventato commovente soprattutt­o come pittore della fanciullez­za. Tantissimi dei suoi ritratti sono dedicati ai bambini».

In mostra, a palazzo Martinengo, le sue muse, le ossessioni, le ispirazion­i: ci saranno i ritratti del sentimento, inclusi quelli della figlia e della moglie Ilde, le nature morte, le stagioni della nostalgia e della goia, i paesaggi imbevuti di malinconia e le rigorosiss­ime visioni urbane, l’arte sacra e l’esotismo — con gli schizzi dei suoi viaggi in Tunisia — fino ai bozzetti in cui osava esasperand­o la tecnica. Il viaggio nella sua poetica finirà davanti al Lago di Garda, un quadro dipinto a soli dieci anni.

Se Pier Luigi Mottinelli, presidente della Provincia, e Nicoletta Bontempi, della fondazione Provincia di Brescia eventi, parlano di Saleri come di «un grande artista» e dell’esposizion­e come « di una grandissim­a opportunit­à», Ermes Pasini, consiglier­e della Martino Dolci, cerca di reclutare col lez ioni s t i : «Chiunque avesse opere, documenti o testimonia­nze del pittore può contattarc­i: le cerchiamo per la monografia».

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Paesaggio «Mietitura in Valtenesi», opera di Gabriele Saleri

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