Saleri e il fascino (in)discreto delle «piccole cose»
Pennellate anarchiche e pastose, impasti smorzati, luci post-impressioniste e colori saturi: dipingeva geografie intime, cartocci di frutta, il ritratto di sua madre con una stola di visone. «La pittura era il suo destino: penso che mio padre sia riuscito a trasmettere un sentimento. I suoi quadri parlano ancora, anche se è morto da quattro anni».
Anche se corteggiato dalla borghesia bresciana e da mecenati americani, Gabriele Saleri (Bagnolo Mella, 1927 — Brescia, 2014) era schivo, riservato, concentratissimo sulla tela: sua figlia Annalisa ricorda che era capace di dipingere «mattina e pomeriggio, anche al sabato e in spiaggia. Al mare, capitava che dietro di lui si formassero gruppi di sconosciuti intenti a guardarlo: alcuni gli chiedevano il quadro ancora fresco, e lui si imbarazzava. Nella sua vita, ha sempre e solo dipinto: ha iniziato a sette anni, e non ha mai smesso».
All’ultimo dei pittori «completi» di Brescia (il copyright è di Eugenio Busi) la fondazione Martino Dolci ha voluto dedicare Gabriele Saleri, la mostra a palazzo Martinengo (la vernice il 17 novembre, fino al 9 dicembre). «Saleri — dice il professor Luciano Anelli — spaziava dalla natura morta al ritratto, dalla scena campestre alle vedute: ha toccato tutti questi campi, rimanendo radicato alla tradizione naturalistica bresciana sulla scia dei Rizzi, dei Mozzoni e dei Marengoni. Ha affrontato con disinvoltura qualsiasi genere, ma è diventato commovente soprattutto come pittore della fanciullezza. Tantissimi dei suoi ritratti sono dedicati ai bambini».
In mostra, a palazzo Martinengo, le sue muse, le ossessioni, le ispirazioni: ci saranno i ritratti del sentimento, inclusi quelli della figlia e della moglie Ilde, le nature morte, le stagioni della nostalgia e della goia, i paesaggi imbevuti di malinconia e le rigorosissime visioni urbane, l’arte sacra e l’esotismo — con gli schizzi dei suoi viaggi in Tunisia — fino ai bozzetti in cui osava esasperando la tecnica. Il viaggio nella sua poetica finirà davanti al Lago di Garda, un quadro dipinto a soli dieci anni.
Se Pier Luigi Mottinelli, presidente della Provincia, e Nicoletta Bontempi, della fondazione Provincia di Brescia eventi, parlano di Saleri come di «un grande artista» e dell’esposizione come « di una grandissima opportunità», Ermes Pasini, consigliere della Martino Dolci, cerca di reclutare col lez ioni s t i : «Chiunque avesse opere, documenti o testimonianze del pittore può contattarci: le cerchiamo per la monografia».