Muore a 3 anni soffocata da acino d’uva
La tragedia a Vimercate, vittima una bambina. Inutili tutti i tentativi di rianimare la piccola
MONZA Inutili gli sforzi dei medici, quelli di Vimercate prima, e i loro colleghi del Buzzi di Milano in seguito. Inutili le veglie di preghiera. La speranza è tramontata definitivamente lunedì sera quando i responsabili del reparto di rianimazione pediatrica del Buzzi hanno dichiarato il decesso della piccola Maria, 3 anni, uccisa da un acino d’uva che, il giorno precedente, le aveva ostruito le vie respiratorie, lasciandola troppo a lungo in arresto cardiaco.
Una decina di minuti, secondo quanto emerso sino ad ora, sarebbe il tempo in cui la piccola, figlia di un impiegato brianzolo e di una maestra d’asilo, è rimasta senza ossigeno, come avrebbe riferito il padre ai medici del pronto soccorso di Vimercate alle quattro e mezza circa di domenica pomeriggio. I carabinieri stanno ricostruendo l’accaduto, ma non paiono esserci responsabilità da parte di nessuno in questa vicenda, dove è la fatalità a prendere il sopravvento e a sferrare il colpo più duro. Quello che nessun genitore vorrebbe mai subire. La bimba si trovava a casa dei nonni, a Vimercate, con suo papà. Una giornata in famiglia. Spensierata, come tante altre. La tragedia ha preso forma probabilmente nell’unico, fatale, attimo di disattenzione dei parenti. Quando la piccola ha afferrato il chicco d’uva, e lo ha ingoiato intero. In questo modo, l’acino le ha praticamente chiuso la laringe. Dieci minuti dopo Maria era al pronto soccorso, portata dal padre. Qui, i medici si sono accorti immediatamente della gravità della situazione. Il boccone è stato rimosso dai rianimatori attraverso una laringoscopia. La bimba è stata successivamente intubata, ma il quadro clinico era già ampiamente compromesso. Nel tentativo di recuperare una situazione disperata, è stato organizzato il trasporto al Buzzi, «l’ospedale dei bambini», dove la terapia intensiva rappresenta uno dei reparti di eccellenza per la medicina pediatrica lombarda e non solo. Ma non c’è stato nulla da fare, fino all’epilogo di lunedì.
Maria lascia i genitori, che l’hanno vegliata fino alla fine, e un fratellino di qualche anno più grande. Padre e madre hanno dato l’autorizzazione per l’espianto degli organi. Verranno sentiti probabilmente un’altra volta dai carabinieri di Vimercate, dopo aver già reso una prima versione, devastati dal dolore. Del fatto verrà data comunicazione all’autorità giudiziaria, ma pare più che altro, allo stato attuale, un atto dovuto. Grande partecipazione al lutto,
La corsa in ospedale Fatale l’ostruzione delle vie respiratorie Autorizzato dai genitori l’espianto di organi
in questi giorni, nell’ambiente professionale della madre, che lavora come maestra di scuola dell’infanzia presso un istituto cattolico di Monza. Per sostenere a distanza la bimba, lunedì pomeriggio, è stato organizzato anche un momento di preghiera nella chiesa delle suore Sacramentine, sempre nel capoluogo brianzolo. Tutti hanno sperato fino all’ultimo. Le colleghe, le madri e i padri dei compagni della piccola Maria, che frequentava lo stesso asilo in cui insegnava la mamma.