Il fascino inquietante delle città-alveare viste da Michael Wolf
L’obiettivo della macchina fotografica di Michael Wolf restituisce città sovrappopolate, metropoli simili ad alveari, dove la ripetizione di finestre e balconi confonde lo sguardo trasformando la realtà in un’astrazione tanto affascinante quanto inquietante. Oppure indaga, con occhio voyeuristico, i singoli individui catturati nella loro anonima intimità. Da stasera la Fondazione
Stelline (corso Magenta 61, fino al 22 luglio, ingresso 8/6 €) ospita «Life in the cities», prima retrospettiva italiana del grande fotografo tedesco due volte vincitore del World Press Photo. A cura di Wim van Sinderen e Alessandra Klimciuk, l’esposizione mette in mostra più di 60 opere tratte da sette celebri serie di Wolf: dalla più recente Paris Rooftops (2014), alla famosa Tokyo Compression (2010-2013), ma anche Informal Solution (2003-2014) Architecture of Density (2003 - 2014) e Transparent City (2006) dedicate alla complessità delle città moderne. Tra gli scatti anche alcuni lavori che testimoniano i primi anni di attività da fotografo documentarista di Wolf quando pubblicava sulle riviste «Geo» e «Stern». Nato a Monaco, cresciuto tra gli Stati Uniti e il Canada, Wolf ha studiato all’Università di Berkeley e alla Folkwang University of the Arts di Essen sotto la guida del maestro Otto Steinert. Dal 1994 vive e lavora a Hong Kong. La sua poetica coniuga fotografia documentaria e ricerca artistica. La mostra è accompagnata dal catalogo «Michael Wolf works» pubblicato da Peperoni books (50 €).