Corriere della Sera (Brescia)

Alla conquista del PODIO

Khacheh, 21 anni, è l’astro in ascesa della musica classica: direttore d’orchestra, ha creato il Bazzini Consort, start-up da camera intitolata al maestro

- Massimo Tedeschi

Origini persiane e natali toscani. Piglio da leader e umiltà da debuttante. Studi importanti alle spalle e ambizioni dichiarate.

Ci sono molti modi per definire Aram Khacheh, 21enne direttore d’orchestra e direttore artistico del Bazzini Consort, originale start up musicale che a Brescia sta muovendo i primi passi e ha già iniziato a mietere consensi a partire da un concerto quasi trionfale l’11 marzo nella chiesa di San Francesco. Khacheh è figlio d’arte: il padre compositor­e, la madre pittrice. Fra loro è stato amore a prima vista: si sono conosciuti e dopo una settimana si sono sposati. Aram si è diplomato al liceo Virgilio di Empoli, ha studiato violoncell­o e composizio­ne al Conservato­rio di Firenze. È a Brescia dal 2016 per studiare direzione d’orchestra, richiamato

 Abnegazion­e Per dirigere non basta la laurea: contano di più lo studio dei brani e la pratica strumental­e

 Ispirazion­e Noi del Bazzini Consort siamo piccoli e umili: guardiamo a realtà come Mantova

dalla fama di Gilberto Serembe e Umberto Benedetti Michelange­li. «Sono a metà di un corso di studi triennale. La mia idea per la mia vita è fermarmi qui, ma vedremo quello che accadrà. Di certo non c’è luogo migliore di Brescia per fare una cosa come il Bazzini Consort».

Il vero test saranno i risultati sul campo: «Per dirigere non basta la laurea. Ci sono grandissim­i direttori che non hanno percorsi accademici. Per un direttore d’orchestra contano di più lo studio della composizio­ne e la pratica strumental­e».

Profession­almente, Khacheh dice di essere «ancora alla ricerca di uno stile personale»: cresciuto nel mito di Zubin Metha, ammiratore di Claudio Abbado e di Daniele Gatti, in questo momento il giovane direttore si dichiara molto legato agli insegnamen­ti di maestri diversi, come Serembe e Benedetti Michelange­li. La neonata esperienza del Bazzini Consort (un consorzio, come indica il nome) appassiona a fondo Aram Khacheh: «Noi fondatori siamo quindici, ma dopo pochi mesi i soci sono già 150: in buona parte musicisti, ma c’è anche chi cura il sito web e chi l’ufficio stampa. Siamo una start up, stiamo cercando di creare un sistema. Del resto non abbiamo alternativ­a: il mondo musicale non può più andare avanti come in passato. Devi crearti uno spazio, un lavoro. Non accade più così spesso che un’orchestra stabile ti dia un posto sicuro. Non c’è più lo Stato che ti assiste: noi siamo imprendito­ri di noi stessi e volta per volta ci cerchiamo sponsor e mecenati. Peraltro non c’è stato ricambio nel pubblico, che ha un’età sempre più alta. Noi cerchiamo di fare un’orchestra giovane con tutto il pubblico possibile, di tutte le età. E anche se la formazione di punta è la nostra orchestra da camera con 35 elementi, con un’età media attorno ai 25-26 anni, abbiamo anche altre formazioni più piccole. Alcune già nate, altre nasceranno».

Khacheh è presidente e direttore artistico di quella che è giuridicam­ente un’associazio­ne di promozione sociale fondata il 16 ottobre dell’anno scorso. In questo momento il Bazzini Consort sta programman­do alcuni appuntamen­ti da camera, che non hanno una sede fissa ma contando su contatti con Conservato­rio e chiesa di Sant’Afra, Aab e Cascina del Parco Gallo. La filosofia è chiara: «Bisogna fare rete con le realtà presenti sul territorio, avere umiltà, sapere che noi siamo piccoli ma guardare a come operano i grandi. Se dovessi additare un modello indicherei l’Orchestra da camera di Mantova, un’orchestra free lance stabile. L’obiettivo che ci siamo dati per ora è di una decina di concerti all’anno, dall’orchestra sinfonica al duo da camera. Abbiamo una collaboraz­ione con il festival Aldebaran del maestro Clapasson, un altra con Brescia Mobilità». Il tutto secondo un credo — che vale per Khacheh e per tutto il suo gruppo — che si riassume in tre verbi: «Suonare, crescere, coinvolger­e».

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Bacchetta Aram Khacheh è di origini persiane (foto Annalisa Calì)

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