È già passione Mille Miglia
Il pubblico femminile conquistato dai piloti tenebrosi e rock Pelù vuole correre, mentre Guy Berryman trepida per il motore E Adrien Brody saluta a Rezzato
Il rombo assordante delle Frecce Tricolori e quello sordo e continuo delle auto d’epoca; l’odore acre di olio bruciato e il fumo degli scarichi. Alle 14.20, in punto, la pattuglia acrobatica decollata da Ghedi ha dato il via alla corsa più bella del mondo. Le vetture hanno sfilato alla partenza, poi gas e via verso il Garda, parco Sigurtà, Ferrara per arrivare in serata a Cervia. La prima tappa è già un successo, ovunque pubblico in visibilio pronta ad applaudire i vecchi gioielli della meccanica automobilistica e i piloti dal fascino senza età.
BRESCIA - CERVIA Gente stravaccata sulle sedie di plastica che aspetta l’arrivo della prossima auto in ciabatte, sui marciapiedi della statale, masticando Pringles. Mitomani che fanno le corna dietro le foto di chi ha pagato 40 euro (a testa) per mangiare due fette di prosciutto nell’unico posto all’ombra davanti al Castello di Sirmione. Insospettabili anziani che imprecano dietro le transenne se qualche impiccione osa mettersi davanti, fotografi in mezzo ai campi di papavero del Mincio per lo scatto perfetto, signore di nero svestite pronte a gettarsi sul cofano del primo che passa e tedeschi che alzano i boccali di birra anche al passaggio delle security car.
Cambiano gli accenti, i modelli di infradito e le lingue in cui imprecano i turisti appena qualcuno gli copre la visuale, ma resta sempre lei, la corsa più bella del mondo (cit. Enzo Ferrari): da viale Venezia a Cervia c’è la Mille Miglia proletaria degli «aspettatori» con le gambe sotto i tavolini di plastica e quella mondana dei camerieri in livrea e di Valerio Merola in doppiopetto gessato che beve un bianco fermo sotto un gazebo del parco Sigurtà con gli ultimi superstiti dell’edonismo anni Ottanta Fabio Testi, Jerry Calà e Alberto Malesani. In mezzo, i soliti giornalisti isterici che fanno scenate appena arriva una celebrità arrampicandosi sulle capotte per chiedere qualcosa, con il risultato che i piloti accelerano. Pizzetto mefistofelico, capello ingellato e un porcellino anti stress sul cruscotto, Piero Pelù saluta tutti facendo le corna con i guanti di pelle nera: alle 10.30 del mattino ne ha già i cosiddetti pieni. «Ci sono troppe code, voglio correre». Giura di avere una guida molto rock: «Ho fatto il musicista solo per guidare». Sulla sua Alfa non c’è il lettore cd, però: «La colonna sonora è il motore».
Le ragazze, incluse signore che non sanno assolutamente chi sia ma ne intuiscono il fascino, svengono quando passa Guy Berryman, il bassista dei Coldplay: Ray-Ban, polo sudaticcia e snobismo irresistibile, è un noto cultore di auto vintage. Ha una guida molto maschia: «Ma sono preoccupato per la temperatura del motore: speriamo non faccia capricci» (anche
gli ormoni delle groupies nel frattempo si sono scaldati). È più dura andare in tour o fare la Mille Miglia? «I don’t know, ve lo dico tra qualche giorno».
Sparite le dive che usavano lo specchietto retrovisore per passarsi il rossetto, in gara restano le miss: bella e pazientissima con i fotografi che le si buttano addosso, Francesca Chillemi ha rinunciato al tacco cafonal per le scarpe da ginnastica - «Ma hanno il rialzo» -. Prova a infilare le sue grazie nell’abitacolo, «è un po’ stretto», e tranquillizza la bolgia umana ma soprattutto il copilota: «No, non guiderò. So usare solo il cambio automatico». A Sirmione, quando le buttano al volo una rosa dal finestrino, ha già capito che questa è una corsa per cui ci vuole un rimmel a dura tenuta. «Non mi aspettavo una cosa così». Il premio Oscar della velocità al dannatamente sexy Adrien Brody, uno che sposta il volante con il ginocchio, porta il giubbino di pelle con 40 gradi e sa usare i tasti giusti con le donne: le ignora. Finisce la Mille Miglia in sette minuti, a Rezzato: lo attendono a Cannes. Mentre gli speaker scambiano l’omonimo di Gianni Morandi, pilota in gara su una Om Superba, con il Gianni Morandi dai 73 anni portati con capelli miracolosamente castani. Le auto sgommano davanti al fantasma di Alfonso de Portago, a Guidizzolo, e si sporcano di salsedine: da Ferrara a Ravenna e Milano Marittima questo tracciato volutamente irrazionale è un album di fotografie.