Brescia calcio La notte della verità
Rondinelle non devono perdere per salvarsi e evitare i play out. Cellino partito con la squadra
Le rondinelle sono partite per Ascoli. Sul pullman, in trasferta, è salito anche il presidente Massimo Cellino. La partita di stasera è fondamentale: per la salvezza matematica bisogna vincere.
Non serve a niente pensare alle occasioni perse, ancor meno preconizzare il peggio e pensare già ai play out. C’è una partita da giocare alle 20.30 e il destino del Brescia, in uno dei campionati più stravaganti della sua storia ultracentenaria, dipende solo da se stesso negli ultimi 90 minuti.
È un vantaggio, innegabile, che fa da contraltare al peso psicologico di una serata diventata da brividi quando tutto lasciava presupporre che sarebbe stato un ultimo giorno di scuola spensierato. Si gioca ad Ascoli, contro una squadra in salute ma temuta più per le qualità di capopopolo del suo allenatore (Serse Cosmi) che per i modesti contenuti tecnici di un gruppo composto da tanti manovali e pochi ingegneri, traballante in difesa e anemico in attacco, il penultimo di tutta la B con 40 gol. Il Brescia tanto meglio non sta, ha segnato solo una rete in più e, a differenza di quanto potrebbe lasciare supporre il bonus del doppio risultato a disposizione (con un pareggio, le rondinelle sono salve), le possibilità di uscire indenni dal Del Duca saranno proporzionali alla mole di gioco creata. L’Ascoli è una squadra generosa, per mandarla in tilt resta una sola arma: segnare e farlo per primi, se possibile. Pesante, a tal proposito, l’assenza di Torregrossa: segnalato in precarie condizioni già a inizio settimana, non è stato rischiato al pari di Furlan. La società ha blindato gli allenamenti allo stadio e ieri è saltata persino la conferenza di Ivo Pulga per «motivi organizzativi». Un’altra forma di isolamento dall’esterno, mezzo giustificato a patto che venga raggiunto il fine. La salvezza. Subito, senza ulteriori rinvii, per meriti propri e non per colpe altrui. Oltre alla testa e ai nervi saldi, bagaglio imprescindibile in uno stadio, il Del Duca, esaurito da lunedì, conta anche la tattica. Qualche accorgimento è in serbo, ma alla 42esima partita bisogna ragionare come quando si devono tirare i rigori dopo 120 minuti: va in campo chi dà più garanzie, di ogni tipo. Gli uomini su cui il tecnico può fare affidamento sono 19, in realtà la scelta è ristretta a 13-14. In difesa non dovrebbe cambiare granché, Curcio se la gioca con Longhi a sinistra; non si toccano Bisoli, Tonali, Ndoj e Caracciolo, restano così due maglie da assegnare con Martinelli e Spalek favoriti su Dall’Oglio e Okwonkwo, il dodicesimo uomo ideale. Un Brescia più muscolare e meno frivolo, più da 4-5-1 che da 4-3-3, l’idea pare questa. Il vestito si adatta all’occasione e oggi l’apparenza non conta nulla. C’è in gioco molto, quasi tutto, anche per la società.
Lo sa bene Massimo Cellino, partito in pullman ieri con la squadra. Meriti e colpe, a bocce ferme, saranno soprattutto del presidente.