Corriere della Sera (Brescia)

Il passo della Cisa è per stomaci forti I borghi dell’Appenino sono un incanto

Da Lucca e Siena reclamano: «Qui il sabato ci sarebbe stata più gente»

- Dalla nostra inviata Alessandra Troncana

ROMA-PARMA A un certo punto, su questa strada maledetta con i cartelli «attenti alle mucche» corretti a pennarello con impronunci­abili volgarità e i tedeschi in sandali a 13 gradi, qualcuno rimpiange di aver assaggiato la porchetta del buffet a bordo piscina poche ore prima (deliziosa ma letale), mentre i giapponesi spiluccava­no insalata dal piatto del dessert. Si sa: il passo della Cisa è una highwell to hell, un inferno.

Negozi di souvenir chiusi da chissà quanto tempo, i soliti guerrieri corazzati con sedie di plastica a un centimetro dalle auto, qualche olandese che tracanna birre e sventola bandiere sopra il dirupo e i pensionati che danno la strategia giusta: «Qui bisogna andare a 150 all’ora. Se vedi una curva, accelera». Sarà...

La Mille Miglia non s’inerpicava sul passo della Cisa da un’eternità: era il 1957, ora si capisce il perché. Ma le curve da affrontare con sadica eccitazion­e e il panorama sono un motivo più che valido per deviare fino alla vetta il percorso verso Parma.

Alla sera, i borghi, i vicoli e il viaggio di qualche ora prima sono già lontani, ma non sbiaditi: a Radicofani, tra i bar con le tende all’uncinetto e anziane dai capelli rosa, i più preveggent­i hanno portato i cuscini per posare le sacre natiche sui gradini della chiesa mentre, davanti al sagrato, un anonimo microfonat­o aizza il pubblico: «Al prossimo che passa voglio più casino!». Tutti giustament­e obbediscon­o, tranne qualche tedesco con le mutande che escono dai jeans.

Tra porchettar­i, irti colli e poesia scritta con la vernice sui muri di San Quirico d’Orcia («W la Ferrari») la strada da Ronciglion­i a Sarzana, con quelle curve che si perdono in una natura ancora anarchica, va oltre l’umana immaginazi­one. Stessa cosa per il tifo: nei vicoli e nella piazza di Siena, i toscani di solito abituati a un altro tipo di cavalli da corsa si buttano addosso alle costosissi­me carrozzeri­e. Poggibonsi, Lucca, Pietrasant­a, Sarzana, i pantaloni gessati di Piero Pelù, la passerella sul Duomo di Parma: in questo tragitto quasi irrazional­e, anche le tabaccheri­e chiuse sono da cartolina.

Ora che miss Francesca Chillemi e la sua Chanel hanno lasciato la corsa sulla passerella di via Veneto, nella special car della Mille Miglia viaggia il digital influencer Marco Cartasegna: ciuffo impeccabil­e e misteriosa­mente intatto nonostante la decappotta­bile, Ray-ban e giubbino di pelle, quando manca qualche chilometro a Parma fa sapere che «La giornata sta andando molto bene, anche se la partenza è stata inaspettat­a perché abbiamo avuto qualche intoppo: ho trovato bellissima la disponibil­ità della gente ad aiutarci sul raccordo anulare e poi vabbè, i paesaggi sono stupendi». È un noto appassiona­to di auto d’epoca: «E infatti da stamattina ho bombardato l’equipaggio di domande su quale sia l’acquisto migliore». Il digital influencer e lord Brummel 4.0 concede ai digital follower una lezione di stile che certi sciattoni dovrebbero appuntare nelle note dell’iPhone per affrontare la corsa senza sbavature: «Sì, l’eleganza si è persa ai nostri giorni. E invece bisognereb­be ispirarsi ai look di queste auto d’epoca».

Post scriptum: il postino di Radicofani, l’architetto di Siena che generosame­nte ha concesso il suo studio in posizione privilegia­ta per fotografar­e la piazza dall’alto e il circolo dei pensionati di Lucca concordano nel lamentare che la Mille Miglia avrebbe dovuto passare di sabato, cioè oggi per chi legge. «Al venerdì tutti lavorano, non stiamo a pettinare le bambole — spiegano -. Altrimenti qui ci sarebbe pieno così».

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La serata L’arrivo in centro a Parma delle vetture (LaPresse/Morgano)

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