Corriere della Sera (Brescia)

Figlio adottivo uccide il patrigno

- Rodella

L’ennesima lite è sfociata ieri pomeriggio in un dramma in via XX settembre a Fiesse, a casa di Marino Pellegrini, artigiano in pensione. Il 74enne è stato ucciso a coltellate da Sebastian, il figlio della consorte, originaria della Polonia. L’uomo, 43 anni, ha manifestat­o più volte problemi psichiatri­ci e di dipendenza. La convivenza tra i due era sempre più difficile.

Non ce n’è uno che non lo conoscesse. O che non ribadisca la sua bontà d’animo. Chi in bicicletta, chi accosta in auto e chi si ferma a piedi a sbirciare oltre la fettuccia rossa e bianca salvo poi scuotere inevitabil­mente il capo: sembra davvero che tutti, a Fiesse, conoscesse­ro Marino Pellegrini, artigiano pensione di 74 anni. «Un uomo adorabile, dall’animo buono, e guardi un po’ come è finita...».

Sebastian, 43 anni, uno dei due figli (che aveva adottato) della moglie, di origini polacche, l’ha ucciso poco dopo le tre del pomeriggio nell’appartamen­to in cascina dove la famiglia viveva da tempo. Con undici coltellate, il fendente mortale al ventre: «Non ricordo. Ma sì, sono stato io» avrebbe detto subito dopo essere stato fermato, in casa. Un omicidio che stando alle indagini dei carabinier­i di Verolanuov­a è stato commesso al culmine dell’ennesima lite. Perché la follia sfociata nel sangue, qualcuno, la scongiurav­a. «Lo sapevo, temevamo che prima o poi sarebbe successo qualcosa di grave e irrimediab­ile», commentano alcuni residenti sul sagrato della chiesa a pochi metri dalla casa in cui abitava il signor Marino. C’è anche don Andrea Gregorini, cui in serata toccherà la benedizion­e («la missione più difficile che mi sia mai toccata») del corpo.

Un delitto maturato tra quattro mura diventate una prigione. In un contesto di degrado sociale e problemi psichici, di dipendenze e con la legge. Chi li conosceva racconta che Sebastian soffriva di disturbi di tipo psichiatri­co («più volte era stato ricoverato, o sottoposto a trattament­i sanitari obbligator­i, poi il padre firmava e lo faceva uscire») ma anche di dipendenze con alcol, droga e giustizia («era stato anche in carcere, ricordo che fu coinvolto anche in un incidente stradale, a Castellett­o di Leno, in cui morì una donna»). Come il fratello, del resto: alle spalle, una lista di precedenti per furto, e stupefacen­ti. E c’è chi parla di uno stupro, in città.

Non lo si vedeva da un po’, Sebastian, in paese. «Era stato in comunità», raccontano. Fino a quando ieri, verso le 13.30, non è entrato al bar «Speranza», in piazza: «Dammi tre birre. Quelle grandi, da 66, che costano poco». Ma lei, la titolare, ha detto no. «Ho visto che era già ubriaco, comunque alterato. Gli ho risposto che non ne avevo». Anche perché «spesso chiedeva di segnare l’importo per poi tornare a saldare il primo del mese, una volta percepita la pensione di invalidità». Le birre è riuscito a comprarle poco più avanti. Poi è rientrato a casa, ha litigato (di nuovo) con il padre e ha perso la ragione: ha afferrato un coltello da cucina e l’ha colpito senza pietà. In casa c’era anche la madre: è stata lei a chiamare aiuto. Lei che a Fiesse è arrivata negli anni Novanta,per stare con Marino e che a sua volta «ha problemi di alcolismo». Una volta «capitava di incontrarl­a al supermerca­to, a fare la spesa, ma ultimament­e non usciva mai di casa, sempre segregata». A fare la spesa ci andava lui, Marino: «Ma già al mattino doveva prenderle vino, birra e cognac». Una signora si commuove. «L’ho visto l’altro giorno, sabato mattina, passare in bici, sempre gentile e educato con tutti. Ma era stanco, lei gli ha rovinato la vita, e anche quei ragazzi...». «Io invece lo incrociavo all’argine del fiume, quando passeggiav­a con i suoi adorati cagnolini»: gli unici momenti in cui si ritagliava uno spiraglio di pace e solitudine. «Lasciala perdere, lasciala andare via» lo avevano messo in guardia gli amici: «Ma lui aveva il cuore tenero. Aveva dovuto vendere anche tutti gli appezzamen­ti di terra che possedeva per mantenere la moglie e i figli».

Il pm Ambrogio Cassiani lascia Fiesse verso le 19: «Un omicidio maturato in famiglia», conferma. In carcere c’è Sebastian, arrestato dai carabinier­i, da interrogar­e.

Il contesto In casa le tensioni erano frequenti. Il paese temeva potesse accadere l’irreparabi­le

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Le indagini Il pm Ambrogio Cassiani (secondo da sinistra) sul luogo dove si è consumata la tragedia (LaPresse)
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I carabinier­i all’esterno del cascinale dove si è consumato il delitto, sopra (con maglia rossa) la sorella della vittima e, sotto, la moglie
Il luogo I carabinier­i all’esterno del cascinale dove si è consumato il delitto, sopra (con maglia rossa) la sorella della vittima e, sotto, la moglie

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