Alberti: meglio pagare penali e investire su altre linee
«Meglio pagare le penali che farsi prendere in giro». Non ha dubbi Ferdinando Alberti. Ingegnere, e fino a febbraio parlamentare, l’esponente 5 stelle è convinto che sia «inutile» spendere 2,8 miliardi per guadagnare «pochi minuti» tra Brescia e Verona: «Meglio investire quei soldi sui tracciati esistenti». Per lui, come per i pentastellati al governo, l’Alta velocità è un’opera superata. Che andrebbe congelata per l’assenza di reali benefici rispetto ai costi esistenti. Ma anche eliminarla costerebbe caro, dato che la firma del contratto con Cepav Due (general contractor) è questione di giorni, come ha detto sabato l’amministratore delegato di Ferrovie dello Stato Renato Mazzoncini. «Se lo firmano – attacca Alberti – è vergognoso». Per il deputato è una questione di opportunità: le elezioni del 4 marzo hanno segnato una «forte discontinuità, ecco perché la firma del contratto doveva essere sospesa. Se avesse vinto il Pd – ragiona – non mi sarei stupito. Ora però è diverso. E la firma si dovrebbe evitare». L’esecutivo giallo-verde rischia di trovarsi un contratto in essere, cancellabile solo pagando delle penali. Somme che per Alberti «dovranno essere valutate». Anche perché la cancellazione porterebbe «diversi benefici al territorio», sostiene. Dalle aziende agricole agli ettari di vitigni Lugana salvati, dal reticolo idrico non compromesso all’assenza di polveri che danneggiano turismo ed economia locale. Non solo, per i pentastellati è un paradosso che «dopo 26 anni non ci sia ancora un progetto esecutivo. Al momento – ricorda Alberti – il progetto definitivo della Brescia-Verona enumera 309 prescrizioni. E questo significa che i costi potrebbero lievitare ancora». Quei 2,8 miliardi «sono soltanto sulla carta». Troppe le incognite secondo i 5 stelle: «Non sappiamo ancora come il treno entrerà a Brescia. È una presa in giro: fermiamo l’opera» è l’invito di Alberti. Che fu tra i cinque deputati bresciani che spostò la residenza da parlamentare nel comune di Calcinato: una mossa per partecipare direttamente ai ricorsi al Tar, il più importante dei quali fu respinto nel 2017. Alberti ora è consigliere regionale, ma la residenza politica la conservano ancora i parlamentari grillini Vito Crimi e Claudio Cominardi. E se i Cinquestelle non sembrano cambiare linea, nemmeno a un passo da Palazzo Chigi, c’è l’alleato leghista che potrebbe spingere i grillini a più miti consigli. La Lega, infatti, non è mai stata contraria al progetto: perché dovrebbe cambiare idea? «E dove li prendono i soldi per la flat tax?» osserva Alberti. Come dire, se diminuiscono le entrate fiscali per l’Erario, bisogna di conseguenza ridurre anche la spesa pubblica. Cominciando magari dalle grandi opere, suggerisce l’esponente cinquestelle. Sillogismo che difficilmente troverà attuazione nel partito di Salvini, co-artefice di Pedemontana, Tav, Mose e altre opere in due regioni chiave come Lombardia e Veneto. «Se però si guarda ai rapporti costi-benefici, il bilancio è negativo» insiste Alberti. Per lui è giusto investire in opere e infrastrutture su ferro, ma la priorità sono le linee storiche («da potenziare»), non l’Alta velocità da costruire ex-novo. «Facciamo le opere, ma non quelle inutili». (m.tr.)