Frapporti, un Giro vissuto in fuga «Quando scatto il gruppo mi teme»
È protagonista grazie ai 632 chilometri al comando della classifica di combattività
È uno dei protagonisti del Giro grazie ai 632 chilometri al comando con i quali guida la speciale classifica dei chilometri in fuga. Marco Frapporti (Androni Sidermec) ha tentato l’avventura nelle tappe di Eilat in Israele, di Imola, di Gualdo Tadino, sull’Etna e a Caltagirone. Non si è certamente risparmiato e, coadiuvato dalla sua società, sta dando spettacolo.
«Sono contento di quello che sto facendo, perché soprattutto – racconta – sono riuscito a preparare la corsa come volevo. È anche una gratificazione a livello personale, perché, dopo tanti anni (10) di professionismo, so come gestirmi. E poi c’è l’affetto delle persone che mi riempie d’orgoglio». Ma non solo. «Quando scatto, non sono più uno dei tanti, ma il gruppo sa che deve controllarmi altrimenti rischio di arrivare in fondo». Le fughe, come si sa, non sempre vanno a buon fine ma creano un’empatia con i tanti appassionati che applaudono il passaggio della carovana. Le fughe, come si sa, possono fornire a una giornata normale i contorni dell’epica. E il ciclismo ne ha scritte di pagine importanti. «In Israele ho fatto la gara migliore, ma purtroppo sono stato ripreso a pochi chilometri dal traguardo; a Osimo pensavo di avere ancora delle energie, ma sul Gran premio della montagna sono rimasto senza gambe. Succede: il nostro sport è questo».
Non sempre le strategie vanno a buon fine. Ora, domani, cerca un nuovo assolo nella sua giornata (Riva del GardaIseo) su un territorio che conosce a memoria: «Sono cresciuto in Valsabbia, ho abitato per diverso tempo a Storo e ho corso molte prove in Franciacorta». Con una nuova azione in solitaria e con una vittoria potrebbe ambire anche alla classifica della combattività, ma dovrà sudarsi il primato con i big della generale. È un giro «anomalo e tirato» perché al momento nessuno è riuscito a centrare la fuga giusta. «Stiamo correndo con una media impressionante. Non mi ricordo ritmi analoghi nelle altre quattro partecipazioni. A Iseo non sarà facile perché fin dall’inizio si scateneranno in tanti. Tutti desiderano fare bella figura sui 155 chilometri movimentati che partono dal Lago di Garda, salgono in montagna, scendono in pianura e arrivano sulla sponda Sebina. «Poi, tenendo conto delle poche opportunità nelle 21 tappe, i velocisti cercheranno il tutto per tutto: ci sono alcuni interpreti molto forti, come Modolo per esempio, che non hanno ancora vinto». Da poco abita a Peschiera, ma si sente «bresciano doc». Sarà anche l’unico corridore della nostra provincia al via perché Jakub Mareczko prima e Alessandro Tonelli poi hanno già salutato la manifestazione. Per Marco, che ha iniziato a correre all’età di 10 anni e mezzo, è pronta un’accoglienza degna di nota (sono stati coinvolti 300 bambini delle scuole) in quel di Vestone nella sede dell’azienda Ivars, che tra l’altro è uno degli sponsor del suo team. Ieri, giorno di riposo, ha ricevuto la visita del fratello Mattia, anche lui professionista. «Lui e mia sorella Simona mi dicono che anche nelle piccole realtà di paese si parla di questo Frapporti che va forte».
Confermiamo. Al Giro vuole lasciare il segno. Non sente la fatica anche perché la stagione (fino ai campionati italiani di Darfo Boario Terme del 30 giugno) si preannuncia ancora lunga tra l’Adriatica Ionica valevole per la Coppa Italia, il Giro di Slovenia e un passaggio in Svizzera. «La nostra squadra – afferma – deve adattarsi ai calendari. A volte ti chiamano anche all’ultimo momento. Non è facile, ma la programmazione è il segreto per arrivare pronti».
Il bilancio
Dopo anni di professionismo so come gestirmi
Il riscontro
C’è l’affetto di tante persone che mi riempie davvero di orgoglio