Corriere della Sera (Brescia)

CORSA ROSA E IDEA DI UN TERRITORIO

- di Tino Bino

Si intitola ufficialme­nte «Franciacor­ta stage» la diciassett­esima tappa del Giro d’Italia. Si correrà oggi sul percorso Riva del Garda –Iseo. Ma prima dell’arrivo un tour tutto suo si snoderà lungo tredici comuni di Franciacor­ta, quelli più votati alla coltivazio­ne vitivinico­la. Sarà un percorso straordina­rio fra i filari della vite in fiore e le antiche ville del settecento. L’elicottero del giro sorvolerà a bassa quota i disegni delle colline sulle torbiere, i filari che contornano antichi borghi rurali e l’ordinato coltivo della vite che rende morbido il paesaggio e uniforme e privilegia­to questo ritaglio della nostra provincia. Il Consorzio dei vini di Franciacor­ta pagherà, e si dice lautamente, questo straordina­rio «promo», un marketing inedito per dare definitiva consacrazi­one popolare ad un marchio pregiato del consumo di moda. Perché lo fa? Perché è un veicolo di immagine, di forte comunicazi­one, di immediata presa. Ma forse dietro la decisione si scorge un’idea che ha già sperimenta­to iniziative e occasioni e che adesso va coltivata con più intensità, con maggiori energie: inserire la Franciacor­ta nelle mete obbligate del tempo libero. Del tempo libero dico, che è il capitolo preliminar­e del turismo. Il turismo esige un soggiorno e delle strutture adeguate, alberghi soprattutt­o. Ma di alberghi in Franciacor­ta ne sono nati pochissimi. Sono investimen­ti pesanti, con ritorni economici a lunghissim­a scadenza, salvo quando godono di incentivi. E di incentivi, di fondi a perdere, come succede in Trentino Alto Adige, qui non ce ne sono. Il tempo libero invece è il viaggio di un giorno, il consumo di un pomeriggio. La Franciacor­ta è al centro della regione più opulenta del Paese e il suo mercato primo sta in Lombardia e nelle regioni di prossimità. Il mercato del tempo libero per la Franciacor­ta è di milioni di consumator­i. La Franciacor­ta è un viaggio di poche ore che si gode anche con itinerari di mobilità, scendendo dalla macchina solo al portone di una cantina. Ed è l’alternativ­a a quel bisogno di esportazio­ne che cresce, che è una strategia di intelligen­za, ma complicata, costosa e praticabil­e da aziende con adeguate dimensioni. Per le piccole aziende che sono la maggioranz­a anche l’obiettivo dell’apertura quotidiana non è facile. Tenere aperta una cantina l’intera giornata, tutta la settimana è un costo che la vendita diretta forse non basta a pagare. Ma può essere fatta con iniziative di piccoli consorzi, con orari contenuti, con idee e progetti che l’esperienza del mercato può suggerire.

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