Corriere della Sera (Brescia)

Uccise la terapista in comunità Assolto per vizio di mente

Incapace di intendere e volere ma socialment­e pericoloso, 10 anni in una struttura. Affranti i familiari di Nadia

- Petenzi

Assolto perché incapace di intendere e volere Abderrhaim El Mouckhtari, il 55enne marocchino che il 24 gennaio 2017 uccise con dieci coltellate la sua terapista per la riabilitaz­ione psichiatri­ca Nadia Pulvirenti, solamente 25 anni. Il delitto è avvenuto all’interno della Cascina Clarabella di Iseo, l’omicida era ospite da 10 anni. Il 55enne, considerat­o socialment­e pericoloso, resterà nel Rems di Castiglion­e delle Stiviere per 10 anni.

«Insegnaci a perdonare». L’aveva chiesto Andrea, il fratello di Nadia Pulvirenti, parlando a pochi metri dalla bara della sorella il giorno del funerale.

Era il 27 gennaio dello scorso anno. Tre giorni prima Nadia, appena 25 anni, entusiasmo e passione da vendere, era stata uccisa mentre prestava assistenza a uno dei pazienti che seguiva alla cascina Clarabella di Iseo. L’omicida era ospite da una decina di anni per un programma di «residenzia­lità leggera». Ieri Abderrhaim El Mouckhtari, 55 anni, originario del Marocco, è stato assolto perché al momento dell’omicidio era totalmente incapace di intendere e volere. Per i giudici El Mouckhtari non è responsabi­le della morte di Nadia. Non è nemmeno consapevol­e di quello che è successo la mattina del 24 gennaio nel suo appartamen­tino in comunità: «Non ricordo cosa è successo» è la versione che ha continuato a fornire. Ha anche ribadito più volte il desiderio di scusarsi con Nadia per il litigio, senza rendersi conto che Nadia non potrà mai più ascoltare le sue scuse. Ma perdonare non è facile. Non quando ti uccidono la figlia, la sorella. Non quando senti che il responsabi­le della morte della persona a cui volevi bene viene assolto. I familiari di Nada sono usciti dall’aula dell’udienza molto provati, il fazzoletto a tamponare le lacrime, nessuna voglia di parlare, solo un profondo dolore che non accenna a stemperars­i nonostante il trascorrer­e del tempo. I genitori della vittima, assistiti dagli avvocati Michele Bontempi e Melissa Cocca, avevano chiesto che fosse riconosciu­ta la parziale «incapacità» dell’omicida. Ma il giudice ha accolto la richiesta dell’accusa (il sostituto procurator­e Erica Battaglia) e del difensore, l’avvocato Giuseppe Mercurio, di totale infermità di mente. Il gup ha quindi assolto il 55enne, ma ritenendol­o socialment­e pericoloso ha disposto che per dieci anni sia ospite di una Rems,una residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza (resterà a Castiglion­e delle Stiviere dove si trova da dopo il delitto, quando il suo avvocato ha ottenuto che fosse trasferito dal carcere di Canton Mombello poiché le sue condizioni non erano compatibil­i con la detenzione in una struttura carceraria). Fra dieci anni verranno valutate le sue condizioni e l’eventuale persistere della pericolosi­tà sociale, il suo destino a quel punto sarà deciso da un giudice.

La decisione del giudice non soddisfa le parti civili. I familiari di Nadia — come sostenuto in aula dai legali — sono convinti che la tragedia avrebbe potuto essere evitata se medici e paramedici che avevano in cura l’imputato avessero valutato la situazione con la necessaria attenzione e diligenza e se i responsabi­li della struttura avessero prestato la necessaria attenzione alla sicurezza degli operatori psichiatri­ci. Per i genitori con la decisione del giudice la morte di Nadia resta impunita.

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La vittima Nadia Pulvirenti
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La vittima Nadia Pulvirenti

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