Poliziotti e carabinieri assolti per la morte di Giuseppe Uva
Nel giugno 2008 il decesso dopo una notte passata in caserma a Varese. La difesa: ha perso il giustizialismo
VARESE Tra due settimane corre il decennale della morte di Giuseppe Uva: il suo cuore si fermò dopo una notte passata alla caserma dei carabinieri di Varese e il successivo ricovero con trattamento sanitario obbligatorio all’ospedale. Era il 2008. E per due volte in questo lungo lasso di tempo sei poliziotti e due carabinieri sono stati assolti dai pesanti reati che venivano loro contestati: omicidio preterintenzionale e sequestro di persona. L’ultima decisione è di ieri quando la Corte d’assise d’appello di Milano ha sancito che quella notte poliziotti e carabinieri agirono nel rispetto delle regole. Il verdetto è arrivato dopo diverse ore di camera di consiglio in un clima teso, sfociato dopo la lettura della sentenza nella protesta dei famigliari di Uva, in particolare la nipote ha urlato in faccia ad imputati e difensori che il nome dello zio «è stato infangato per dieci anni». Uno sfogo, dirà più tardi l’avvocato della famiglia.
«In realtà Lucia Uva, sorella della vittima, aveva già ricevuto soddisfazione nel momento in cui la Procura generale chiese la condanna: una pubblica accusa ha creduto, per la prima volta, nella nostra tesi, cioè che Giuseppe è morto a seguito di quanto accaduto di notte in caserma — spiega l’avvocato Fabio Ambrosetti —. Resto poi perplesso per l’assoluzione dal reato di sequestro di persona perché sono convinto mancassero i presupposti per trattenerlo». E per questo è sicuro il ricorso in Cassazione.
Canta invece vittoria il collega Luca Marsico, uno dei difensori: «Ora è chiaro, il fatto non sussiste. Non potevamo aspettarci di meglio e l’assoluzione ha una formula addirittura più ampia di quella pronunciata a Varese, in primo grado. È stato messo nero su bianco che poliziotti e carabinieri si comportarono correttamente. Con questo pronunciamento la giustizia trionfa sul giustizialismo, frutto di una violenza mediatica mai vista prima d’ora».
Il riferimento è alla grande attenzione prestata a questo caso, divenuto «nazionale», finito più volte al centro di trasmissioni di approfondimento, e messo in analogia con altri episodi dove ad essere sottoposti al giudizio dell’opinione pubblica sono i comportamenti delle forze dell’ordine.