Corriere della Sera (Brescia)

Corni e campanacci, i suoni dei pascoli

- Di Gianluigi Goi

Il Museo civico di Berzo Inferiore con il Parco dell’Adamello e l’associazio­ne culturale «El Balarol», dal nome dialettale della parte di stalla dove erano soliti riunirsi comunitari­amente a parlare pregare a raccontare e ad ascoltare le bote camune (le leggende tradiziona­li) organizzan­o in questo week end la quarta edizione del Festival dei suoni pastorali (nell’ambito del Festival della sostenibil­ità alpina). Il titolo scelto quest’anno è «Cutin Cutela paesaggi sonori camuni».

Sono previsti l’esposizion­e di campanacci, prove di forgiatura con mahister sia camuni che sardi nella fucina didattica di Bienno. Ieri s’è svolto il convegno «I campanacci di Bienno nella storia. Squilli, scampanate e schiamazzi. Storie e tradizioni camune».

Il museo di Berzo Inferiore si distacca dagli usuali luoghi della memoria contadina e rurale. Infatti, accanto alle raccolte di attrezzi e oggetti domestici della tradizione trovano spazio cimeli delle due guerre mondiali e oggettisti­ca di modernaria­to.

La peculiarit­à è data dalla sezione dedicata ai corni naturali e, più in generale, agli strumenti musicali pastorali ai quali si accompagna­no i campanacci e i sonagli per i bovini.

Il «Festival dei suoni pastorali» in svolgiment­o rinverdisc­e quindi una tradizione antichissi­ma, quella dei corni, che accomuna ab immemore, e ancora oggi, tutta la storia dei pastori delle Alpi. Con corni di animali per così dire «originali» ne sono esposti altri in legno con aggiunta di taccole raganelle e simili, strumenti di tradizione utilizzati – ma non solo - nei riti della Settimana Santa.

Attivo dal 2015 il museo di Berzo Inferiore, che coinvolge meritoriam­ente in attività didattiche anche extrascola­stiche numerosi bambini e ragazzi, è diretto da Pietro Castelnovi (ingegnere e architetto) e dalla maestra Laura Pastorelli.

Il corno alpino, l’iconico Alphorn svizzero, è parte integrante del vissuto di Berzo in quanto nella locale chiesa rurale di San Lorenzo, che la leggenda vuole fondata da Carlo Magno, nell’importante affresco raffiguran­te le Storie di san Glisente da pochi anni attribuito al Maestro di Berzo, è per l’appunto raffigurat­o l’unico esempio storico italiano conosciuto di corno alpino, come tale denominato corno di san Glisente. Una copia, ottenuta studiando l’immagine dipinta nell’affresco, è stata ottenuta dal famoso alphornist­a Andrea Passoni, che si è avvalso fra l’altro degli studi dell’etno musicologo Giovanni Mocchi, grande esperto del genere.

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