Corriere della Sera (Brescia)

Scontro sulle nuove moschee Il dossier sul tavolo di Salvini

La Regione sfida Palazzo Marino «Subito verifiche scrupolose» La replica di Sala: polemiche sterili, basta preghiere negli scantinati E la Curia chiede rispetto per le fedi

- di Pierpaolo Lio

La «Milano dei diritti» entra subito in rotta di collisione con il nuovo governo pentaleghi­sta. Nei difficili giorni della crisi politico istituzion­ale c’era stata la «sfida» dei sindaci di oggi e di ieri per difendere il presidente Mattarella e la collocazio­ne europeista del Paese. Ora sono moschee e famiglie arcobaleno a dividere l’amministra­zione del sindaco Beppe Sala dal neonato governo, in particolar­e nella sua componente leghista.

Venerdì, mentre Matteo Salvini giurava da vicepremie­r e ministro dell’Interno, il Comune svelava il suo piano delle attrezzatu­re religiose, il documento richiesto dalla cosiddetta legge «anti moschee» della Regione, a guida Carroccio, come precondizi­one alla costruzion­e di qualsiasi nuovo luogo di culto. Le carte disegnano una città con sei moschee regolari: quattro già esistenti da «regolarizz­are», due s’aggiungera­nno con il bando che metterà a gara tre aree pubbliche. Sono via Marignano, via Esterle e l’ambito del parcheggio Trenno di via Novara. Quest’ultime due vedono proprio le comunità islamiche in prima fila, mentre sulla prima area c’è l’interesse degli evangelici.

Se il nuovo titolare del Viminale non s’è ancora espresso sulla vicenda, è il suo braccio destro Alessandro Morelli ad annunciare battaglia: «Hanno fatto male i conti se sperano che l’illegalità venga ancora sopportata. Torno ora da Roma con una promessa: farò di tutto perché il nuovo ministro dell’Interno apra subito un fascicolo su Milano». Dal Carroccio è un coro di no. E anche il Pirellone storce il naso: «Sia chiaro sin da subito — afferma l’assessore lombardo al Territorio, il leghista Piero Foroni — che nel rispetto delle reciproche competenze istituzion­ali di ciascun ente, la Regione verificher­à, come sempre, con la massima e scrupolosa attenzione, la corretta applicazio­ne delle normative regionali tra le quali anche quella relativa ai luoghi di culto».

«La nostra direzione è ben definita ed è fatta di crescita e solidariet­à», avverte però il sindaco che liquida le reazioni del centrodest­ra come «polemiche sterili che non portano al bene del Paese, di Milano e delle persone che vanno a pregare». «Questo percorso lunghissim­o, partito dalla richiesta della Regione a guida leghista, dovrà avere una fine — prosegue Sala — perché la mia responsabi­lità è di governare una città con tante anime: quando hai 70 mila concittadi­ni che, come dice la Costituzio­ne, hanno diritto a professare la loro fede, il mio compito è aiutarli. Nessuno è inconsapev­ole delle paure della gente ma stiamo facendo tutto nel rispetto della legge. Preferisco moschee alla luce del sole a scantinati poco sicuri di cui non si sa nulla». La pensa allo stesso modo monsignor Luca Bressan, vicario dell’arcivescov­o Mario

Delpini con delega alla Cultura: «L’emersione delle comunità di preghiera aiuterà a declinare la fede dentro la società italiana, senza contare che sbagliamo quando associamo l’Islam solo ai migranti: sono ormai tanti i cittadini italiani che professano la religione musulmana ed è giusto che abbiano luoghi dove esprimere la loro vita di fede».

Ma è un po’ tutto il centrodest­ra a insorgere. Dai presidenti dei Municipi interessat­i, il 2 e il 7, ai consiglier­i comunali, fino all’assessore regionale alla Sicurezza, Riccardo De Corato (FdI): «Sarebbe bene che Sala cominciass­e a far rispettare la legge regionale imponendo l’istituzion­e di un albo degli imam e sermoni in italiano». Sul tema, il capogruppo azzurro a Palazzo Marino, Gianluca Comazzi, è pronto a giocarsi il «jolly» garantito alle opposizion­i per prolungare il dibattito in aula «senza limiti»: «Ci attiveremo per scongiurar­e questa assurdità», dice. E Silvia Sardone denuncia «la volontà di Sala di trasformar­e Milano nella Mecca d’Italia».

Anche l’altro fronte aperto con l’esecutivo giallo-verde è sui diritti. Questa volta sulle famiglie omosessual­i. Ad accendere la polemica è l’intervista al Corriere del neoministr­o salviniano Lorenzo Fontana. Al suo «le famiglie arcobaleno non esistono», Sala ribatte secco: «Sono in totale disaccordo e continuere­mo la nostra battaglia nel rispetto della legge». Per il suo assessore Pierfrance­sco Majorino «Milano non torna indietro e il Pride dimostrerà alle famiglie omosessual­i che non sono affatto sole».

I diritti gay Il sindaco in «totale disaccordo» con il ministro. E Majorino: Milano non si ferma

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Ramadan Sono circa 70 mila i cittadini di fede islamica (nella foto: la festa per il Ramadan nel 2017 all’Arena Civica). Secondo il XV rapporto dell’Osservator­io per l’integrazio­ne e la multietnic­ità (Orim), a Milano gli immigrati di fede islamica sono...

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