Il progetto di Rota: uomini e donne nello stesso tempio
«Credo che le condizioni di partenza siano ancora le stesse: da una parte la libertà di culto, dall’altra le emotività alimentate anche dai fatti e soprattutto le ignoranze reciproche». Tre anni fa l’architetto Italo Rota presentò il suo progetto per la moschea che avrebbe dovuto sorgere nell’area dell’ex Palasharp, a Lampugnano. Presentò un edificio leggero e trasparente (in senso letterale), con un grande spazio aperto, senza cupole o minareti. Furono poi le controverse vicende amministrative (e politiche) ad azzerare l’iter che avrebbe potuto condurre a quella prima moschea ambrosiana».
Architetto, adesso si riparte. Il Comune ha dato il via libera a sei luoghi di culto islamici. Cosa ne pensa?
«Penso che l’esigenza non sia mai venuta meno e presumo che il sindaco Sala, che ritengo persona avveduta, abbia considerato che il tempo per questo passo sia arrivato».
Ripartiranno anche le polemiche: per la paura del terrorismo e per le questioni di vicinato...
«Occorre pazienza. Molto poggia sulle rispettive ignoranze. Qualcuno teme di vedere minareti alti, cupole imponenti, imposizioni culturali. Ma, per esempio, quando iniziai ad ascoltare le voci della comunità islamica furono soprattutto le donne a farsi sentire e ci trovammo subito d’accordo su una loro richiesta: nessuno spazio distinto per uomini e donne».
E l’impatto con l’ambiente circostante, per esempio al venerdì o per la fine del Ramadan?
«Nel mio progetto c’era un grande giardino, un luogo civico aperto, uno spazio per offrire cibo, trasparente davvero. Io giro molto per il mondo, progetto luoghi di culto ovunque e posso dire che ovunque sta cambiando anche il modo di concepire moschee e templi. E per Milano è molto più utile sapere e vedere dove e come si riuniscono i fedeli musulmani».
L’allarme
Qualcuno teme di vedere alti minareti e cupole imponenti