Haim, le tre sorelle del pop Usa
Melodie elettriche ed echi degli anni 80, la band «familiare» fa tappa al Fabrique
Nel 2013 sono balzate in cima alla lista del Bbc Sound, sondaggio condotto ogni anno nel Regno Unito, tra critici ed esperti di musica, per eleggere «the next big thing». Un traguardo raggiunto in passato da popstar come Adele e Sam Smith. Uno dei tanti riconoscimenti conquistati dalle californiane Haim, ossia le tre sorelle Danielle, Este e Alana Haim, in concerto stasera al Fabrique (via Fantoli 9, ore 21, € 26). «Non eravamo che un piccolo gruppo della San Fernando Valley, sapere di essere amate in Europa è stato incredibile», commenta la 32enne Este. Era l’anno dell’esordio con «Days Are Gone», l’album dell’hit «Don’t Save Me»: pop rock con inserti r’n’b ed echi dei Fleetwood Mac valso al trio anche una candidatura ai Brit Awards e una nomination ai Grammy. E non è tutto: nel curriculum delle Haim compaiono tour in apertura di Taylor Swift e Rihanna, collaborazioni con Stevie Nicks e Calvin Harris, video con il regista Paul Thomas Anderson. Ora è il momento del tour di «Something To Tell You», secondo disco del terzetto, uscito la scorsa estate.
«Dobbiamo ringraziare i nostri genitori che ci hanno fatto vivere sin da bambine la magia della musica», dice Este parlando dell’infanzia «fuori dalla norma» - così la definisce - trascorsa da lei e dalle sue sorelle. La loro prima band, i Rockenhaim, proponeva cover di classici del rock durante fiere ed eventi benefici, ed era composta dalla famiglia Haim al completo: con Danielle, Este e Alana suonavano mamma Donna e papà Moti, due agenti immobiliari - lei ex insegnante d’arte, lui ex calciatore, israeliano d’origine - con la passione, rispettivamente, per la chitarra e la batteria. Oggi le sorelle Haim non hanno dimenticato la beneficenza («Sosteniamo Planned Parenthood, organizzazione no profit che si occupa di educazione sessuale»). Intanto si godono il successo. «L’industria musicale è un mondo sessista dove se sei donna i commenti si concentrano perlopiù sull’aspetto fisico», osserva Este. «Almeno oggi possiamo alzare la voce».