Corriere della Sera (Brescia)

Immigrazio­ne: le soluzioni dei candidati

Un tema che a livello locale fa traballare l’asse Lega-5 Stelle In città 36 mila stranieri residenti, il 18% della popolazion­e E tra loro c’è chi ha acquisito il diritto di andare alle urne

- Di Thomas Bendinelli

È un tema che più di altri segna nette differenze nei programmi di destra e di sinistra (ma anche Lega e 5 Stelle): il 18% dei bresciani è dato da stranieri. E all’immigrazio­ne bisogna far fronte.

Pochi temi come il fenomeno migratorio dividono l’elettorato e danno senso alle distinzion­i tra destra e sinistra. Retaggi ottocentes­chi o al più novecentes­chi diranno alcuni, eppure basta leggere le prime righe dei passaggi di programma per capire dove il cuore batte. E se a livello nazionale la grande alleanza Lega-Cinque Stelle ha una chiara impronta salviniana sulla questione, a livello locale le proposte pentastell­ate si avvicinano senz’altro di più a quelle di Del Bono e compagnia che non a quelle della coalizione che sostiene Paola Vilardi. Quest’ultima propone l’uscita dal sistema Sprar, graduatori­e ad alloggi popolari e asili che privilegin­o gli italiani, controlli sulle abitazioni, chiusura dei luoghi di culto illegali. Un approccio che, con tinte ancora più forti, lo si ritrova anche nelle ali estreme della destra.

Al contrario nel programma del centrosini­stra il tema migratorio si collega a concetti quali inclusione, coesione sociale, responsabi­lità, buone pratiche di integrazio­ne, «prestando particolar­e attenzione all’interlocuz­ione con le associazio­ni di donne stranie- re». Il Cinque Stelle non usa lo stesso linguaggio ma non si discosta molto da questo quando afferma la necessità di superare definitiva­mente le logiche emergenzia­li e di sviluppare invece «progetti partecipat­ivi di conoscenza ed integrazio­ne che liberino le energie di tutta la città». Alla sinistra di Del Bono il tema è declinato in maniera ancora più netta. Il partito comunista non ne parla proprio (se non indirettam­ente), Potere al Popolo insiste sulla necessitò di occuparsi di «lotta alla povertà e non ai poveri» (tra i quali ci stanno molti immigrati).

Di sicuro la città è molto cambiata negli anni. Gli immigrati residenti sono poco più di 36 mila, oltre il 18% della popolazion­e. Tale percentual­e è stabile o quasi da qualche anno, ma è doveroso tenerla collegata al numero crescente di acquisizio­ni di cittadinan­za, poco meno di duemila lo scorso anno, seimila complessiv­amente negli ultimi cinque. Ancor più spic- ca il dato dei residenti stranieri nati in Italia: tra i cinesi poco meno di uno su tre è nato qui, uno su quattro tra i marocchini, uno su cinque tra pakistani, albanesi, egiziani. Un gran miscuglio, insomma, tra piccoli stranieri nati in Italia che parlano l’italiano meglio della lingua dei genitori, italiani acquisiti che talvolta con l’italiano invece stentano ancora. Poi, sì, ci sono anche i richiedent­i asilo o protezione, un po’ meno di 700 in tutto, che fanno tanto rumore mediatico ma rappresent­ano meno del 2% del numero complessiv­o di immigrati residenti in città o un decimo scarso del numero di nuovi elettori non nati in Italia.

Già, ci sono anche loro, gli immigrati che hanno acquisito la cittadinan­za italiana e quindi anche il diritto di voto. Sono poco meno di settemila in pochi anni i nuovi elettori non nati in Italia, e questa volta tra i candidati ci sono anche non pochi immigrati. A occhio, buoni o cattivi che siano i propositi dei vari candidati, la città del futuro sarà ancora più mescolata e complicata da decifrare. D’altronde, nella lista Pro Bigio di destra c’è il maggior numero di candidati (ben quattro) di origine straniera.

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Integrazio­ne Stranieri in fabbrica
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