La serra 4.0 che sta in casa e piace agli chef
Ecologica e innovativa, funziona senza terra. Ordini da America, Russia, Emirati
Daniele Rossi, 30 anni, fino a tre anni fa progettava giardini di massimo lusso. Poi, scioccato dai prezzi della verdura in Siberia, ha avuto l’idea che gli ha cambiato la vita: la serra da cucina. Tomato+ è diventata l’ossessione di chef stellati. Il suo orto 4.0 e super-green funziona con la tecnologia idroponica, senza terra.
Spiluccata con riluttanza dai penitenti in accappatoio e ciabatte nelle beauty-farm insieme all’acqua aromatizzata al rosmarino, irrinunciabile per dietologi, salutisti e maestri del surgelato o servita alla julienne nei ristoranti macrobiotici ai feticisti delle zucchine scondite, in certi supermercati della Siberia la verdura ha un prezzo aristocratico: un pomodoro ciliegino (un-o) costa 3 dollari.
Daniele Rossi, 30 anni, era al verde e ci stava benissimo: fino a tre anni fa progettava giardini di massimo lusso. Poi è andato in Siberia e ha notato la disperazione di certa gente nello strisciare il bancomat per un cestino di pomodori. «Parlando con contadini e agricoltori — dice — ho pensato: il futuro sarà coltivare la verdura in casa». Con un orto pret-à-porter di quattro piani che consuma meno di un televisore spento e fa crescere erbe, vegetali e germogli sanissimi, senza pesticidi e Ogm: Tomato+, la sua serra da cucina lanciata alla fine dell’anno scorso, è diventata l’ossessione di chef stellati. «Abbiamo già 3 mila ordini fino a dicembre in tutto il mondo: Europa, Russia, America, Emirati Arabi» fa sapere. Il suo orto 4.0 e super-green funziona con la tecnologia idroponica, senza terra: ogni piano assicura la crescita delle diverse coltivazioni. «Siamo riusciti a creare un microclima perfetto per luce e umidità: i germogli crescono in quattro, massimo dieci giorni, l’insalata ci mette un mese al massimo». Istruzioni per l’uso: basta inserire nei vassoi le cialde biodegradabili (contengono i semi) e aggiungere acqua demineralizzata ricca di nutrienti nei serbatoi, poi si clicca la coltura dal menu del display. Tutto è gestito dal personal farmer Michele, un software che ricrea il ciclo giorno-notte e mantiene la temperatura e l’umidità perfette.
Il centralino della start-up di Borgosatollo è intasato dalle telefonate e dalle mail con gli ordini: l’orto portatile è già nelle cucine di chef stellati italiani, svizzeri e francesi (qualche nome a caso: Felice Lo Basso del Felix Lo Basso Restaurant, Pietro Leemann di Joia Academy, Matteo Rizzo del Desco, Ludovic Turac di Une table au sud, Martin Bieri del Bergrestaurant). «Per loro — dice Matteo — è un grandissimo risparmio: in certi casi, hanno ridotto i costi del 60 per cento. Pensi che di solito i cuochi buttano nel cestino il 20-30% dei germogli ordinati due giorni prima dai fornitori perché appassiscono in poche ore». Il prezzo di Tomato+ non è democratico: la versione base costa 7 mila euro. «Ma ci sono i benefici degli ammortamenti fiscali. In alternativa, si può scegliere un noleggio deducibile dalle tasse o un comodato d’uso».
Se gli chef ne stanno già abusando, casalinghe e ossessivo-compulsivi delle verdure inizieranno a inoltrare richieste e preventivi alla start-up entro qualche mese: Tomato+ è capace di convertire alla tecnologia rivoluzionaria e ecologica anche gli intransigenti dell’orto fai-da-te e dei cetrioli coltivati con la zappa e gli stivali di gomma.