Addio a Montagnini colui che fece grande l’editoria cattolica
Con la scomparsa di Felice Montagnini (nato nel 1923 a Mazzano) la cultura italiana perde uno dei massimi esegeti degli ultimi decenni. Sacerdote dal 1946, docente di Filologia del Nuovo Testamento e di Lingua ebraica all’Università di Padova, Montagnini ha insegnato Storia del Cristianesimo all’università Cattolica di Brescia ed Esegesi del Nuovo Testamento al Seminario di Brescia.
Un docente, un filologo, un editore: questi i tratti salienti della sua figura. Come docente ha formato generazioni di sacerdoti e studiosi, non solo a Brescia. A lui si devono innovativi studi sulla Lettera
ai Romani e la Lettera agli Efesini (con testi pubblicati da Paideia, Morcelliana, Queriniana), nonché su Isaia ( Paideia) e di divulgazione biblica (presso La Scuola). Libri dove la competenza filologica si coniuga con la sapienza ermeneutica, secondo un metodo acquisito dal magistero e dall’amicizia con Jacques Dupont e Joachim Jeremias. Una sapienza e problematicità interpretativa dei passi delle Scritture che traspaiono in quella che è forse una delle sue opere maggiori di teologia biblica, Messaggio del Regno e appello morale nel Nuovo Testamento (Morcelliana): in ogni passo biblico v’è una tensione tra l’indicativo e l’imperativo, una tensione che interpella il lettore.
Ma il nome di Montagnini è associato a due imprese editoriali che hanno fatto di Brescia il punto di riferimento della cultura religiosa: la collaborazione con Giovanni Rinaldi nella traduzione del Regensburger Neues Testament (per la Morcelliana tra gli anni Cinquanta e Settanta) e la curatela, con Giuseppe Scarpat, della edizione italiana del Grande Lessico del Nuovo Testamento fondato fa Gerhard Kittel, un monumento della filologia biblica e classica pubblicato da Paideia. Senza dimenticare la collaborazione con Rosino Gibellini e PierGiordano Cabra presso la Queriniana.
Era questo Felice Montagnini: il filologo rigoroso e l’uomo di cultura capace di imprese enciclopediche, che ha avuto un ruolo decisivo in riviste come Bibbia e Oriente, Parole di vita, Rivista biblica, Humanitas.
Un maestro ricco di insegnamenti, un amico per il quale il consiglio editoriale era sempre accompagnato da una ironica domanda: «Questo libro va pubblicato, ma si venderà?». Andrebbero rilette le parole pronunciate da don Felice in memoria di Stefano Minelli e Giuseppe Scarpat. Un commiato che era anche l’omaggio a una vocazione (Beruf!) per la cultura che era anche la sua. Una vocazione il cui ultimo gesto pubblico è stato, nel 2013, l’omaggio della sua ricchissima biblioteca all’Università Cattolica.
Un lungo lavoro Filologo rigoroso fu capace di imprese enciclopediche