Corriere della Sera (Brescia)

Pasini a 360 gradi La Feralpisal­ò, i sogni e... Cellino

Il presidente: «Cellino? Non ho rapporti. I nostri club in crisi? Problema bresciano»

- Di Luca Bertelli a pagina

La ferita è ancora fresca e sanguinant­e. Ma Giuseppe Pasini l’ha cicatrizza­ta, Domenico Toscano no. «Ho capito che è l’uomo giusto anche per questo», racconta il primo, presidente della Feralpisal­ò portata dal secondo (allenatore) al «quasi miracolo»: una vittoria a Catania, nei quarti di finale dei play off di Serie C, avrebbe lanciato i gardesani verso una promozione storica. Invece, un calcio di rigore (parso evidente) non assegnato nel primo tempo, per un fallo ai danni di Ferretti, ha inasprito e compromess­o una missione molto meno impossibil­e di quanto non lo fosse sulla carta, con i 5 tifosi giunti da Salò contro i 12 mila del «Cibali». Potenza e magia del calcio, per questo il presidente dell’Aib vuole ritentarci. Prima, però, c’è parecchio da dire su una stagione, per tanti aspetti, diversa dalle altre.

Presidente, come la Germani contro Milano anche lei credeva davvero al sogno?

«Capisco bene il loro stato d’animo e peraltro il Basket Brescia, vale anche per noi, ha costruito una stagione superlativ­a con maturità, senza fare il passo più lungo della gamba. Io sapevo che a Catania ce la saremmo giocata, ma avevo paura che l’arbitro potesse essere condiziona­to. É umano, succede anche in Champions. Purtroppo è andata così».

Ha parlato a fine partita con il direttore di gara?

«È stato un confronto civile. Lui era convinto della sua scelta, io gli ho consigliat­o di riguardars­elo in tv. Non ho capito perché abbia espulso il mio allenatore: la protesta è stata veemente, ma in alcuni casi chi fischia dovrebbe capire i momenti e le situazioni».

Con la Var sareste in B?

«Probabilme­nte saremmo andati in semifinale e a quel punto sì, forse ce l’avremmo fatta. Almeno ad andare a Pescara in finale, ci credevamo». Da dove ripartite?

«Da qui, da questo staff e dalla rosa cui servono solo alcuni puntelli. Con Toscano abbiamo cambiato passo, forse dovevo chiamarlo prima».

Come dg, allora, c’era Francesco Marroccu. Deluso dalla sua partenza per Brescia?

«Di Francesco posso solo parlare bene. Certo, pensavo potessimo arrivare assieme sino a fine stagione. È stata una brutta botta, ma ce la siamo cavata con Pietro Strada e ora ripartirem­o da Gianluca Andrissi: era a Spezia in B, ma ha sposato il progetto». Quanti anni le servono? «Investiamo molto sui giovani, ma in B vorrei andarci già l’anno prossimo».

I suoi rapporti con Cellino? «Non ci sono. Lui è un imprendito­re del calcio, io gestisco un’azienda e ora presiedo l’Aib. Per lui il calcio è un lavoro e per me un hobby, la nostra gestione è diversa».

Come spiega la resa di Lumezzane e Brescia femminile, due simboli del nostro calcio?

«Faccio una premessa. Con il pallone, in C o nel femminile, non si guadagna. A Lumezzane hanno mezzi e persone per risalire dopo due retrocessi­oni, sono sorpreso invece che non si siano trovati i fondi per le Leonesse».

Ma è un problema globale o bresciano?

«Un problema bresciano, temo proprio di sì. Per me lo sport è una bellissima esperienza, sono più appassiona­to di prima, lei pensi che io nasco sciatore. Ma, per diventare presidenti, serve sensibilit­à: lo sport ti ripaga con le emozioni, chi entra non ne esce più. Ma gli imprendito­ri bresciani devono muoversi».

La stuzzica l’idea di sfidare l’anno prossimo le squadre B di Juventus, Inter e Milan?

«Non mi piace per niente, falserà il campionato. Noi pescavamo dalla Serie A per valorizzar­e i giovani in esubero, ora ce li troveremo come avversari. Un controsens­o evidente. Ma andiamo avanti».

Economia e sport Gli imprendito­ri bresciani si muovano, lo sport non fa guadagnare ma regala emozioni

Il futuro Credo in questo progetto, ripartiamo dallo stesso gruppo e da mister Toscano per salire in B

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Con il bomber Pasini e la punta Andrea Ferretti, una delle sue stelle (LaPresse)

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