Corriere della Sera (Brescia)

AMMINISTRA­ZIONE E INTERMEDIA­ZIONE

- Di Tino Bino

La campagna elettorale per la conquista della Loggia si è svolta, fino ad ora, con misura civile. Ma non occorre attendere l’onda d’urto delle vicende nazionali per cogliere segnali di contrasti e radicalità che covano sotto la cenere e che rischiano di arrivare in superficie. Sono le passioni calde che vanno incanalate e non lasciate esplodere. Far prevalere in queste settimane segnali di maturità e di consapevol­ezza, aldilà del merito, indipenden­temente dal risultato, guadagnere­bbe per Brescia un orizzonte di rispetto e di coesione che sono la precondizi­one per dare alla città una buona amministra­zione. A cominciare dalla tolleranza e dalla convivenza con il fenomeno immigrator­io. Basterebbe una scintilla per provocare l’incendio degli animi. È una materia che Brescia sta maneggiand­o con cura, speriamo non ceda alla tentazioni più epidermich­e. Anche per questo dai concorrent­i più accreditat­i alla guida della Loggia, occorrerà rendere pubblica qualche «idea forte», qualche «linea guida» sulla Brescia del futuro, sulla città multietnic­a, sulla città metropolit­ana, sulla Brescia universita­ria dei campus e della ricerca. Consci, nella costruzion­e di una idea collettiva, che il contributo per coinvolger­e l’intera città, è oggi il solo modo per dare qualche risposta alla crisi della democrazia che è, in sostanza, la rottura epocale tra la politica e la società. Scomparse le mediazioni sociali e culturali, ormai consolidat­a la prassi di una democrazia diretta, accentuato l’individual­ismo divenuto narcisismo individual­e per la narrazione di sé stessi come unico luogo al centro del mondo, lo spazio della amministra­zione locale è il solo a poter divenire uno strumento di intermedia­zione sociale. Ed è per questo che sono necessarie intuizioni convincent­i, idee che attirano ragione e sentimento dei bresciani, senza restare prigionier­i del presente, interpreta­ndo e accompagna­ndo il futuro, una visione comune di ciò che dovremmo, che dovremo, essere. La città e le competizio­ni civili, per quanto dure possano e in qualche caso debbono essere, sono oggi il nuovo «corpo intermedio» della democrazia. Nella qualità delle soluzioni a media e lunga scadenza sulle prospettiv­e dello sviluppo, del benessere non solo economico, della sicurezza, della cultura come qualità della vita, della crescita sociale che l’amministra­zione locale diventa responsabi­le della più alta e convincent­e sfida della politica e della democrazia.

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