Bairam, l’ex poliziotto Rom che ha nostalgia della Jugoslavia
Bairam Osmani, 57 anni, rom, è candidato nel partito comunista italiano alle elezioni amministrative. «Sono nato a Kosovska Mitrovica, in Jugoslavia — spiega —. Là facevo il poliziotto ed ero iscritto alla Lega dei comunisti jugoslavi del maresciallo Tito». Ad essere malato di «Jugonostalghia» non è l’unico come è noto, soprattutto dopo i dieci anni di guerre che sono seguiti alla sua disgregazione. In Italia è arrivato nel 1992, prima in Toscana e poi a Brescia. Ha lavorato due anni all’agroittica di Calvisano, «quella degli storioni», e poi in un’azienda metalmeccanica di Alfianello. Fino al 2013, quando l’azienda fallì. Per un po’ se l’è cavata con gli ammortizzatori sociali, ora non ci sono più nemmeno quelli. Ed è un bel problema, perché Bairam è sposato, vive con la moglie e con altri tre figli (altri quattro), fino un po’ di tempo fa in un’abitazione, ma poi è stato sfrattato e ora alloggio in un centro di emergenza abitativa. In consiglio, se venisse eletto, gli piacerebbe portare la voce del disagio sociale, degli esclusi, di quelli che sono rimasti senza casa. «Non è possibile — afferma — lavorare per una vita e ora essere ridotti così». Si dice disposto a fare qualsiasi cosa, dagli spurghi alla portineria, qualsiasi lavoro. «Dicono che sono troppo vecchio. ma, a quanto pare, troppo giovane per una pensione». In questo momento guadagna qualche soldo collaborando con una cooperativa: aiuta i bimbi negli attraversamenti pedonali davanti alle scuole. Bairam è tutto questo ma è anche, dal 1994, conduttore della «Voce Rom», trasmissione radiofonica in onda sulle frequenze di Radio onda d’urto: «Una trasmissione che ha dato voce al popolo rom e di cui sono molto orgoglioso: ho intervistato politici, persone di cultura, ho partecipato agli incontri dell’Unar, l’ufficio nazionale anti discriminazioni». Ora vorrebbe un lavoro, uno qualsiasi, come ha sempre fatto quando era nella Jugoslavia di Tito e poi, dopo il suo arrivo, in Italia. «Sono sempre stato di sinistra — sottolinea — e in Jugoslavia avevamo studiato Marx, Engels, Lenin». Insomma, nelle fila del Partito comunista si trova benissimo.