IL FUTURO DI A2A E NUOVO WELFARE
Iprogrammi elettorali dei vari partiti non hanno toccato un tema «caldo» che riguarda il debito, le risorse per mettere mano ad un welfare comunale sostenibile e il futuro A2A. Le 783.226.321 azioni A2A SpA detenute a maggio 2018 a 1,44 € è pari a 1,13 miliardi. che rende un dividendo di circa il 3%. È questa una partecipazione strategica? È sicura? È spendibile in modo alternativo? Alla prima domanda si potrebbe rispondere di no, data la scarsa influenza sulle strategie di fondo di una quotata da parte del Comune in tema di efficientamento energetico e tariffazione e come avvenuto con il mancato spegnimento della terza linea di termovalorizzazione. Alla seconda anche no, dato il rischio di svalutazione o deterioramento, sempre incombente su una quotata. Alla terza si potrebbe rispondere sì, sia eventualmente per ridurre il debito contratto per la metropolitana e/o per avviare politiche di welfare comunale guardando al medio – lungo termine per esempio approdando anche al mercato immobiliare «sociale». Data la rilevanza di quella quota di rischio che pesa per oltre il 90% sul patrimonio comunale un ridimensionamento per usi strutturali e sociali potrebbe essere desiderabile guardando agli anni a venire di «vacche magre» o «magrissime». Vendere una quota significativa (mantenendo una partecipazione di minoranza?) e inserendola in una «scatola industriale /finanziaria» (Brescia Energie Future?) anche con partecipazione di azionariato diffuso da parte di cittadini e adatta a gestire servizi sia energetici (compresi i rifiuti urbani e la mobilità), sia abitativi e più in generale «sociali» potrebbe essere una opzione da esplorare seriamente da parte della nuova amministrazione a 20 anni dalla trasformazione in SpA di Asm e a 10 dalla fusione tra Asm e A2A e dunque avendo «completato» un ciclo di valorizzazione fin qui molto utile. Che servirebbe al Comune per rientrare in possesso di una leva di policy per intervenire strutturalmente su aspetti come un’offerta agevolata sulla casa anche di supporto alla rigenerazione urbana. Andando a compensare almeno in parte quella svalorizzazione immobiliare innescata dalla crisi e dai crescenti tassi di indebitamento bancario delle famiglie. Puntando dunque, sui tassi di innovazione sociale della città tra energie sostenibili, servizi di rigenerazione urbana e social housing. Una società che non dovrebbe essere quotata in Borsa e incedibile per almeno due decenni. Qualche esplorazione in tal senso, forse, dovrebbe essere fatta.