Guida ai temi della campagna
Da Agcom a Ztl, ecco i temi che hanno animato la campagna elettorale di Brescia, una campagna povera di leader.
Da Agcom a Ztl, nella campagna elettorale di Brescia non ci siamo fatti mancare nulla. Ecco una piccola mappa ragionata di strategie, colpi bassi, stratagemmi per mietere consensi.
A come Agcom. Acronimo di Agenzia per le garanzie nelle comunicazioni è il piccolo guizzo di una campagna elettorale senza troppi scossoni. È intervenuta a fine maggio per censurare il Comune di Brescia e il suo sito «Brescia in chiaro» in cui venivano esposte le attività della giunta Del Bono. È propaganda non consentita ha detto l’autorità. La Loggia è corsa ai ripari: resta il sito, ma senza i «video-spot» degli assessori.
B come ballottaggio. Per alcuni sarà inevitabile e carico di incognite. Sarà anche il ballottaggio più «balneare» del voto bresciano visto che si andrà alle urne il 24 giugno. Qualche agitazione c’è: se al secondo turno andranno Del Bono e Vilardi, cosa faranno i 5 stelle, alleati della Lega al Governo? Un «contratto» per la Loggia giallo-verde e, in questo caso, anche un po’ azzurro è solo fantapolitica?
C come civismo. Lo vendono, soprattutto a sinistra, come l’antidoto all’antipolitica. I simboli dei partiti sono diventati quasi un semplice atto di testimonianza, largo alle civiche, alla società civile. Dopo il 4 marzo è stato il cavallo di battaglia di Del Bono, più misurata la Vilardi, ma lei ha ben altro tesoretto da far fruttare.
D come destra. C’è e vuole farsi sentire. Così se Fratelli d’Italia dopo l’uscita di Viviana Beccalossi è in difficoltà ecco tre liste a contendersi gli spazi a destra della Vilardi: Casa Pound, Azione Sociale-Forza Nuova e il Bigio di Leonardo Peli.
E come ecologia. È stato uno dei temi principe della campagna elettorale. È presente in tutti i programmi, anche con qualche punto di convergenza soprattutto sul futuro del termoutilizzatore e sulla necessità di limitarne le potenzialità.
F come faccia a faccia. A parte qualche comparsata in tv, se ne sono visti pochi. Le uniche a tener fede ad uno stile che fa un po’ vecchia politica sono state le comunità parrocchiali che, con il settimanale diocesano «La Voce del Popolo» hanno organizzato incontri a tema nei teatri della città.
G come giunta. Fra i collaboratori più stretti del sindaco del Bono molti si sono messi in gioco come candidati consiglieri, anche se cinque anni fa erano stati cooptati come tecnici. Qualcuno non ha resistito a «ibridare» i due ruoli. Così è capitato di vedere l’assessore ai lavori pubblici con mazzetta e casco ritratto ad abbatte un muro in via Milano 140. Fa un po’ «battaglia del grano» ma vabbé...
H come Hd. È il formato in cui vengono girati molti video che poi troviamo su internet. I candidati non si sono risparmiati: il sindaco del Bono ci ha accompagnato da un punto all’altro della città. La sfidante Vilardi si è messa persino alla guida della sua auto per raccontarci cosa intende fare per la stazione. Un video, insomma, non si nega a nessuno.
I come insulti. Ce ne sono stati pochi ed è un buon segno. E anche sui social, a parte qualche sfogo un po’ sopra le righe, il confronto è rimasto nel solco della civiltà.
L come leader. Anche di questi ce ne sono stati pochi e, questa volta, non è un buon segno. Vuol dire che le sorti di Brescia in questo momento non sono più ago della bilancia dei destini nazionali come nei primi anni ‘90 con gli exploit leghisti e le prove tecniche di centrosinistra. A parte Salvini, atteso per oggi, gli altri se ne sono rimasti a casa e qualcuno come Bersani è passato quasi inosservato.
M come mercati. La vera campagna elettorale si è giocata qui e in pochi altri posti (vedi alla “Q”). I candidati li hanno battuti a tappeto e - si dice - fra le opposte fazioni sono nate anche delle belle amicizie.
N come nazionale. È la grande incognita: quanto inciderà il trend nazionale su Brescia? Il centrosinistra sul punto non dorme sonni tranquilli. Sul fronte opposto qualcuno già mette lo spumante in frigorifero perché non si sa mai.
O come offella. È il biscotto che Laura Castelletti mangia a colazione e che è diventato protagonista delle sue dirette facebook dalla cucina di casa. La fiction elettorale «Colazione con Laura» è stata una delle novità di questa campagna.
P come partiti. A sinistra è sopravvissuto solo il Pd e non, ad esempio, Liberi e Uguali. A destra va meglio: l’exploit del 4 marzo ha messo in bella mostra Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Udc.
Q come quartieri. Insieme ai mercati sono diventati terra di conquista di una campagna «old style». Il sindaco uscente li ha battuti capillarmente, ma anche gli avversari non sono stati da meno.
R come rigenerazione. È una delle parole d’ordine della campagna elettorale. Tutti promettono una Brescia senza più degrado, meno cemento, ma più qualità nelle nuove costruzioni.
S come sinistra. Come a destra c’è stato chi non si identificato in alcuna grande coalizione. E non è nemmeno riuscito a legare col sangue del suo sangue. Così Potere al popolo e Pci corrono separati. Contenti loro...
T come tolleranza. Quella del centro destra sta ovviamente a zero. Addirittura alla vigilia del suo arrivo a Brescia da ministro dell’Interno Matteo Salvini si è detto pronto ad usare la clava.
U come urne. Nelle 205 sezioni elettorali della città si voterà fino alle 23 di domenica. Poi inizierà lo spoglio. Una prima indicazione dovrebbe arrivare alle prime luci dell’alba.
Z come Ztl. Insieme al traffico e alla mobilità sostenibile è stato un altro fra i temi più dibattuti della campagna elettorale. Pochi i punti in comune: per alcuni vanno estese e per altri rese meno afflittive per i negozianti del centro. Il segno che il futuro di Brescia gli elettori lo decideranno anche da queste cose che fanno la differenza.