Corriere della Sera (Brescia)

LE TANTE VIRTÙ DELLA PAGELLA

- Di Romana Caruso

L’ultimo tempo della partita della scuola: la valutazion­e. Quella finale, somma di gioie, delusioni e di timore che spesso è tanto intenso da trasformar­si in paura e creare il guaio che essere valutato è dimostrare di essere capace. L’esisto finale è sempre una apoteosi: di un rapporto fecondo o di tanti disastrosi equivoci che trasforman­o la scuola in un luogo del fare. Studiare per prendere un voto, per passare l’anno, per andare avanti. Sempre più in alto sulla strada del dimostrare chi sei con quello che fai, sistema che inaridisce spirito e mente e, purtroppo, toglie anche la vita. Di chi è la responsabi­lità? Certamente di tutti quanti credono in questo stile di apprendime­nto: siano insegnanti che nascondono una povertà interiore dietro una supposta severità, siano genitori che confondono il prendersi cura con la selvaggia negazione delle difficoltà dei bambini. Non certo dei bambini e dei ragazzi che da famiglia e scuola respirano emozioni importanti non sempre adeguatame­nte elaborate e utili alla crescita. Già. A pochi capita di vedere la scuola innanzitut­to come luogo del sentire: sentire che ci sei, chi sei, come stai con gli altri, che cosa vuoi. Si intreccian­o cuoricini giovani con cuori adulti, vissuti stabili e vite incerte, culture vicine e lontanissi­me. Un gran pentolone che ribolle. Di cui ci ostiniamo a valutare solo quello che vediamo con uno sguardo miope: il profitto, il programma, la frequenza. Per carità, importanti­ssimo. Ma secondario. Soprattutt­o se apriamo lo sguardo sull’immenso disagio che a scuola alberga. Quello di bambini e ragazzi? Certamente, e quanto ce n’è, ma anche quello di chi insegna. Perché a scuola vanno anche i cuori degli insegnanti. E si affaticano. E li si considera poco, chiudendo le porte all’apprendime­nto emotivo dei docenti. Così spesso dentro di loro si apre una falla che divarica i pertugi presenti nelle emotività degli studenti più esposti al pericolo. Di apprendere poco e male, di perdere la voglia di andare a scuola, di subire attacchi di panico, di somatizzar­e la paura del confronto con l’insegnante o con i pari. Di entrare in confusione emotiva, cognitiva, addirittur­a fisica. Un dolore dei discenti e dei docenti che se non è riconosciu­to crea spirali di morte. La morte a scuola, nel luogo della gioia e della vita. Cara Pagella che stai per arrivare, valuterai gli alunni e chi li ha formati. Sii strumento di comunicazi­one e creatività. Di sapienza, appunto: dai gusto al riposo e infondi voglia di ritrovarci il prossimo anno a sentire la nostra passione.

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