LE TANTE VIRTÙ DELLA PAGELLA
L’ultimo tempo della partita della scuola: la valutazione. Quella finale, somma di gioie, delusioni e di timore che spesso è tanto intenso da trasformarsi in paura e creare il guaio che essere valutato è dimostrare di essere capace. L’esisto finale è sempre una apoteosi: di un rapporto fecondo o di tanti disastrosi equivoci che trasformano la scuola in un luogo del fare. Studiare per prendere un voto, per passare l’anno, per andare avanti. Sempre più in alto sulla strada del dimostrare chi sei con quello che fai, sistema che inaridisce spirito e mente e, purtroppo, toglie anche la vita. Di chi è la responsabilità? Certamente di tutti quanti credono in questo stile di apprendimento: siano insegnanti che nascondono una povertà interiore dietro una supposta severità, siano genitori che confondono il prendersi cura con la selvaggia negazione delle difficoltà dei bambini. Non certo dei bambini e dei ragazzi che da famiglia e scuola respirano emozioni importanti non sempre adeguatamente elaborate e utili alla crescita. Già. A pochi capita di vedere la scuola innanzitutto come luogo del sentire: sentire che ci sei, chi sei, come stai con gli altri, che cosa vuoi. Si intrecciano cuoricini giovani con cuori adulti, vissuti stabili e vite incerte, culture vicine e lontanissime. Un gran pentolone che ribolle. Di cui ci ostiniamo a valutare solo quello che vediamo con uno sguardo miope: il profitto, il programma, la frequenza. Per carità, importantissimo. Ma secondario. Soprattutto se apriamo lo sguardo sull’immenso disagio che a scuola alberga. Quello di bambini e ragazzi? Certamente, e quanto ce n’è, ma anche quello di chi insegna. Perché a scuola vanno anche i cuori degli insegnanti. E si affaticano. E li si considera poco, chiudendo le porte all’apprendimento emotivo dei docenti. Così spesso dentro di loro si apre una falla che divarica i pertugi presenti nelle emotività degli studenti più esposti al pericolo. Di apprendere poco e male, di perdere la voglia di andare a scuola, di subire attacchi di panico, di somatizzare la paura del confronto con l’insegnante o con i pari. Di entrare in confusione emotiva, cognitiva, addirittura fisica. Un dolore dei discenti e dei docenti che se non è riconosciuto crea spirali di morte. La morte a scuola, nel luogo della gioia e della vita. Cara Pagella che stai per arrivare, valuterai gli alunni e chi li ha formati. Sii strumento di comunicazione e creatività. Di sapienza, appunto: dai gusto al riposo e infondi voglia di ritrovarci il prossimo anno a sentire la nostra passione.