La storia di Marzia Savio in una pièce
La ragazzina è stata uccisa nel 1982, ma Rivoltella continua a ricordare il suo dramma
Era il 1982 quando Marzia Savio, ragazzina di 11 anni, venne rapita e il suo corpo fu ritrovato a pezzi, chiuso in un sacco, 111 giorni dopo la sparizione. Rivoltella non ha mai scordato quel dramma. Lo ha rivissuto quando qualche mese fa è scomparso il papà di Marzia e quando è morto il suo carnefice. Ora il paese si prepara a rivivere la storia: una pièce di Pacioni ripropone una versione onirica del dramma, Marzia grande incontra chi l’ha uccisa.
No. Non è dimenticata Marzia Savio. Anzi! Più che vivo è il ricordo della scolaretta di 11 anni rapita e uccisa dal salumiere-orco di Rivoltella. Sembra ieri quel maledetto 7 gennaio 1982. Basta aprire Facebook: troviamo 200 persone che ne tengono vivo il ricordo. E ancora: due attori, Massimo Pedrotti e Antonella Cusmano studiano per le scene un copione di Patrizio Pacioni ispirato alla tragedia. Andrà in scena a ottobre. A metà maggio, quando è morto Dino Savio, padre di Marzia, hanno seguito il feretro anziani e persone nate dopo la tragedia.
Che la bimba viva nel ricordo lo si è visto anche il 29 aprile scorso, data del ritrovamento del povero corpo, a 111 giorni dal rapimento. Nel parco di via Albinoni da 10 anni intitolato a Marzia è stata deposta una targa in sua memoria: «Nonostante siano trascorsi tanti anni dal ritrovamento delle spoglie della ragazzina barbaramente trucidata il ricordo non si è mai estinto nella memoria dei desenzanesi».
Ogni avvenimento che tocca alla famiglia Savio riapre la brutta ferita. Così è stato quando la mamma di Marzia s’è trasferita a Gardone. Così è stato nel 2006 quando l’omicida è stato scarcerato dopo 24 anni di prigione ed anche un paio d’anni fa quando si è saputo della sua morte in Liguria. Anche se carità cristiana invita al perdono difficile per Rivoltella essere generosa con il salumiere assassino.
Alfio Torazzina sostenne che non voleva uccidere la piccola ma solo sequestrarla per ottenere 200 milioni. Le aveva stretto il collo perché cercava di liberarsi. Chi lo conosceva fu scettico: dove mai avrebbe nascosto la bimba in attesa dei soldi del riscatto? Non in bottega o in casa. Non nel garage dove invece si liberò del corpicino tagliandolo in otto pezzi con una accetta?
Personaggio allucinante il Torazzina. Patrizio Pacioni, autore della pièce ha incontrato lo psichiatra che interrogò il Torazzina. Da brivido le parole a verbale: «Sembrava quasi stupito della detenzione, non aveva ancora realizzato che era stato catturato… Non dimostrava alcun segno di pentimento o d’empatia o di risonanza emotiva alla rievocazione del vissuto o dell’atto criminale compiuto e appariva come se avesse fatto una cosa “normale” che “poteva starci”… Non aveva alcun disturbo d’ansia.. Pareva tranquillo, senza scatti o inquietudini … Quando parlava sembrava quasi annoiato». Partendo da questa nota Patrizio Pacioni fa rivivere all’assassino il crimine. Spiega: «Ho scelto di narrare la vicenda in modo visionario e onirico, immaginando Marzia, divenuta adulta, incontrarsi con il suo carnefice, il giorno dopo la morte dello stesso. Un drammatico processo di rielaborazione di quanto accaduto, scandito da un dialogo serrato e da profondi scavi interiori, attraverso il quale, in un crescendo di emozioni, scaturiranno, per entrambi i personaggi, elementi di definitiva consapevolezza di sé e del proprio stato».
Domanda: Rivoltella accetterà o rifiuterà lo spettacolo? I pareri finora sono contrastanti.
Nessuno ha dimenticato. Su Facebook ha scritto Roberto Peretto: «Quella mattina c’era la nebbia mi portò a scuola mio padre in auto perché di solito andavo in bicicletta e passavo sempre da quella cascina per fare meno strada, dove poi trovarono la bicicletta di Marzia». E Gianluigi Abrami: «Sono passati ben 36 anni dal dramma, non ho mai dimenticato l’atrocità di quel carnefice. Il ricordo di Marzia è sempre vivo».