Corriere della Sera (Brescia)

Figli espulsi per la chat All’asilo ora arriva l’ispettore del ministero

La madre ironizzava sulla dirigente. Parte la causa

- Anna Gandolfi agandolfi@corriere.it © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

I bambini sono ormai stati iscritti a un’altra materna, ma il caso non è chiuso. Nella scuola dell’infanzia che li ha messi alla porta per le ironie postate dalla madre su una chat di genitori arriverann­o gli ispettori del ministero. Il tutto mentre la famiglia ha deciso di portare in tribunale l’istituto — una privata paritaria del centro che include anche l’asilo — per «comportame­nto sproporzio­nato e ritorsivo» e per i danni subiti in particolar­e dalla piccola di quattro anni «che da un giorno all’altro non ha più potuto frequentar­e i compagni, pensando di esser stata rifiutata da loro».

A dare il via alla procedura d’ispezione è Delia Campanelli, al vertice dell’Ufficio scolastico regionale che del dicastero dell’Istruzione è la diretta emanazione territoria­le. La scuola paritaria è riconosciu­ta e dunque sotto la giurisdizi­one del ministero. L’obiettivo dell’Ufficio scolastico regionale è ora acquisire documenti e accertare l’esatta dinamica dei fatti che hanno portato all’«espulsione» di due bambini — una, appunto, di quattro anni, che già frequentav­a l’asilo, e il fratellino di due che avrebbe dovuto entrare per la prima volta in classe a settembre — a seguito del comportame­nto tenuto dalla loro mamma in una chat su Whatsapp. La donna, intervenen­do a fine maggio in una discussion­e fra genitori, ha ironizzato su presunti flirt della coordinatr­ice della scuola dell’infanzia («Ma chi vuoi che se la pigli...»). Uno dei membri del gruppo ha mostrato i messaggi alla dirigente e, come risposta, l’autrice del messaggio si è vista recapitare una raccomanda­ta del legale del plesso in cui si annunciava il «recesso per giusta causa» dal contratto d’iscrizione di entrambi i figli «a seguito dei gravissimi fatti avvenuti nell’ambito della chat istituzion­ale dei genitori». «Vorrà evitare — concludeva l’avvocato nella missiva — di portare i minori in classe onde evitare loro disagi». Disagi che ci sono stati eccome, hanno replicato invece i legali assoldati dalla famiglia, «perché la bambina è stata anche messa in disparte fuori dalla classe, disorienta­ta e turbata». «Ora faremo causa — spiega la madre —. Io ho sbagliato, non dovevo lasciarmi andare, mi sono scusata e l’avrei fatto anche pubblicame­nte, avrei risposto del mio errore. La scuola però doveva prendersel­a con me, non con i bambini, che vanno comunque protetti. Detto questo, la chat non era certo “istituzion­ale” bensì creata da noi per condivider­e consigli e organizzar­e compleanni». A seguito dei commenti, ritenuti dall’istituto «lesivi della dignità della coordinatr­ice», anche altre partecipan­ti al gruppo avrebbero ricevuto lettere di richiamo. Solo due bambini però sono stati depennati dagli iscritti. La vicenda è finita all’attenzione della politica: il deputato leghista Daniele Belotti ha chiesto all’Ufficio scolastico regionale di «accertare i fatti e, nel caso, prendere misure a tutela della minore». «La bambina fa le spese di un comportame­nto non suo», aggiunge. L’esame è partito. L’istituto, per il momento, non commenta.

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