Corriere della Sera (Brescia)

Cristiana Girelli una leonessa mondiale

«Amarezza per le sorti della squadra, ma ciò che abbiamo costruito resta»

- Di Davide Zanelli a pagina

La storia è stata scritta. L’Italia femminile, dopo vent’anni di assenza, andrà al Mondiale 2019 grazie a sette vittorie nelle sette partite disputate, che l’hanno vista dominare il Gruppo 6. E in questa impresa c’è tanto Brescia, a partire da Cristiana Girelli, capitano e simbolo delle Leonesse, affiancata da Manuela Giugliano, Laura Fusetti, Daniela Sabatino e Valentina Giacinti. Menzione speciale per Chiara Marchitell­i, che per un brutto infortunio al tendine d’achille ha dovuto abbandonar­e il ritiro. Ma ci sono anche tante ex, dal CT Milena Bertolini a Martina Rosucci, Elena Linari, Lisa Boattin, Cecilia Salvai, Lisa Alborghett­i, Sara Gama, Barbara Bonansea fino all’ex capitano biancazzur­ro Valentina Cernoia. L’Italia che va al Mondiale nasce dallo storico gruppo che con la maglia del Brescia ha dominato il calcio femminile italiano. Ne parliamo proprio con Girelli, trascinatr­ice con sei gol .

Cristiana, se due o tre anni fa, quando non sempre venivi convocata, ti avessero detto che avresti portato l’Italia al Mondiale cosa avresti detto?

«Chiarament­e non ci avrei creduto. È una soddisfazi­one enorme e il giorno dopo è ancora più bello, anche se probabilme­nte non lo abbiamo ancora realizzato bene. Tutti stanno parlando di noi, potrebbe essere il vero momento della svolta».

L’eco della vostra impresa dipende anche dall’assenza della Nazionale maschile a Russia 2018…

«Sì. Sono andata a vedere con alcune compagne ItaliaSvez­ia ed è stato straziante, si piangeva perché era impossibil­e da credere. Però ci siamo anche dette che era il nostro momento, che sarebbe toccato a noi. Forse è un caso, forse era destino, non lo so».

La partita col Portogallo è stata molto particolar­e. Ve l’aspettavat­e così?

«No, e credo che nemmeno loro se l’aspettasse­ro. Considero il Portogallo una squadra molto forte, ma siamo state brave a mettere subito la partita dalla nostra parte segnando due gol nei primi minuti».

Sapevate di essere di più forti sulle palle inattive?

«Sì, ci alleniamo molto sui questo tipo di situazioni durante i raduni. E sapevamo anche che loro prendono pochi gol, ma quella palla sul primo palo la soffrono molto: non è un caso che due reti siano arrivate così. Poi con Manu Giugliano che batte così è tutto più facile».

Quanto Brescia c’è in questa qualificaz­ione? Resta un po’ di amarezza per l’epilogo societario?

«L’amarezza è stata tanta e continuerà a esserci. In questo momento è tutto un po’ strano, ma di sicuro in questa Italia c’è tanto Brescia: il bianco e l’azzurro ci sono. E poi ci sono delle amicizie forti che continuano a vedersi anche se non siamo più tutte nella stessa squadra. Quello che abbiamo costruito nel club si è visto in campo».

Prima punta in Nazionale con Bertolini, mezzala a Brescia, in un ruolo in cui ti ha inventata proprio Milena. Non è strano?

«Sì, è un po’ particolar­e, ma mi trovo bene in entrambi i ruoli. Nell’ultima stagione di Milena ero stata un po’ arretrata e poi Piovani ha continuato su questa strada. Però io ho sempre giocato attaccante ed è un ruolo che mi piace, anche se lo interpreto un po’ alla maniera».

Ora, a qualificaz­ione acquisita, che obiettivi hai? Non avevate fatto nessuna scommessa nello spogliatoi­o?

«Io sto già pensando al prossimo anno. Il Mondiale è un sogno e non vedo l’ora di giocarlo. E sulle scommesse, sì, avevamo pensato di pitturarci i capelli di azzurro, ma non pensavamo di qualificar­ci così presto. Ci inventerem­o qualcosa per settembre».

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