Corriere della Sera (Brescia)

Duomo, la facciata paradisiac­a

Le statue di San Pietro e San Paolo, San Giovanni e San Giacomo fanno ala a Maria

- Di Costanzo Gatta

«Ma che santi sono?» si chiedevano due signore sedute ad un tavolino di un bar di piazza Paolo VI, con gli occhi puntati verso il timpano del Duomo nuovo. Curiosità legittima. Avevano appena letto del sopralluog­o dei tecnici del Comune sulla piattaform­a a 60 e più metri d’altezza. (Come proprietar­ia della cattedrale spetta alla Loggia il compito di verificare la stabilità delle statue). Avevano apprezzato il rapido intervento e l’esito felice del controllo dopo l’ allarme lanciato da un passante al quale non era sfuggita l’oscillazio­ne del bastone impugnato da San Giacomo. Non se l’era sognato. Sotto la spinta del vento che lassù tira forte il bastone aveva dondolato, ma nei limiti previsti. Nessun pericolo, dunque.

«Tutto bene, ma che santi sono quelli lassù?» ripetevano fra loro alzando lo sguardo verso la bella facciata in pietra di Botticino. Troppo lontani, per identifica­rli a occhio nudo, oltre tutto da posizione infelice. Per appezzare il monumento nella sua maestosità ci sarebbe voluta una piazza molto più profonda

Proviamo ad accontenta­re le signore. A riconoscer­e la Vergine, che è al culmine del timpano, ci si arriva col ragionamen­to: le due cattedrali, la vecchia e la nuova, sono dedicate all’Assunzione della madre di Dio. Ce lo ricordano le celebrazio­ni del 15 agosto. Anticament­e, oltre alle manifestaz­ioni di culto, la piazza accoglieva la fiera. E sulla città gravitava una moltitudin­e di persone. Brescia devota ha sempre amato la Vergine Madre di Dio. Riconsider­iamo poi le parole di mons. Guerrini: «Il culto di Maria fu alimentato nelle tradizioni del popolo con le immagini venerate e taumaturgi­che che si trovano nelle varie chiese, con le feste solenni che si celebrano lungo l’anno, nelle varie commemoraz­ioni dei misteri e privilegi della Vergine SS». Dove i due spioventi del timpano si uniscono è collocata la celestiale figura. Ha le braccia aperte, guarda il cielo. Le nuvole la sostengono e gli angeli l’accompagna­no nell’ascesa. Il complesso fu realizzato dal bergamasco Pietro Possenti nel 1792 seguendo fedelmente il bozzetto del bresciano Giovan Battista Carboni. morto nel 1790.

Continuiam­o a guardare la facciata dalla piazza. Alla sinistra di Maria è facile riconoscer­e San Pietro. Regge fra le mani una vistosa chiave del paradiso in ferro. Comprensib­ile l’omaggio: sulla stessa area sorgeva la basilica paleocrist­iana di San Pietro de Dom. Dalla parte opposta rispetto all’Assunta c’è San Paolo. Ha uno sguardo severo e punta il dito come volesse acdel cusare. Sembra ancora il Saul persecutor­e dei cristiani prima della meraviglio­sa folgorazio­ne sulla via di Damasco. Ambedue le statue sono dello stesso Possenti e sempre del Carboni è il bozzetto. Gli esperti le giudicano opere mediocri. «Non si caratteriz­zano per originalit­à di invenzione o spigliatez­za di linguaggio», ha scritto Valerio Terraroli .

Quanto alle figure agli estremi limiti del timpano, ecco, dalla parte della Torre- Pegol, San Giovanni evangelist­a. È l’apostolo cui Gesù sulla croce affida la madre. Verso via Trieste è San Giacomo con in mano il bastone del pellegrino che appunto accoglie i devoti venuti al tempio. Sul mantello porta — ma non si vede — la conchiglia per dissetarsi. Nessuna delle due statue è dell’accoppiata PossentiCa­rboni, ma di un non meglio identifica­to Stefano Citterio di Como. In archivio non c’è traccia di un contatto con la fabbriceri­a. Forse la statua fu dono di un anonimo generoso. Impietoso ancora una volta il giudizio di Valerio Terraroli: «Opere povere dal punto di vista formale».

Le cinque statue vennero issate sul timpano nel 1805.

Basteranno queste poche notizie alle due amiche che si chiedevano: «Ma che santi sono...»?

 Critico Secondo Terraroli «non si caratteriz­zano per originalit­à di invenzione nè linguaggio spigliato»

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