I medici fumano, l’ospedale realizza la «sala sigarette»
Polemica a Lecco per l’iniziativa del Manzoni Spesi 18 mila euro per ristrutturare un locale
LECCO Vietato fumare nelle vicinanze dei presidi ospedalieri. Presso le pertinenze esterne dei reparti di ginecologia e ostetricia, oltre che di neonatologia e pediatria. Lo dice la direttiva dell’Unione Europea sul tabacco, entrata in vigore in Italia con un decreto diventato operativo il 2 febbraio del 2016. Fumare in ospedale non si può, ma la verità è che spesso si fa. Così anche se sulla carta la sigaretta sarebbe off limits ovunque, anche sui balconi e nel cortile, di fatto si fuma anche lì. E presto i medici e gli infermieri delle sale operatorie del Manzoni di Lecco lo potranno fare in un apposito locale attrezzato.
Una decisione destinata a far discutere, anche se le intenzioni dei vertici aziendali vanno proprio nella direzione di una maggiore tutela dal fumo passivo. Tutto nasce a seguito di un controllo lo scorso marzo da parte degli ispettori dell’Ats che hanno riscontrato odore di fumo a fianco del blocco operatorio 1. Nessuno è stato sorpreso con la sigaretta accesa, ma evidentemente qualcuno lo aveva fatto poco prima. Se negli altri reparti infatti chi non sa resistere al bisogno impellente di nicotina, solitamente esce sui terrazzini, all’interno del blocco operatorio che rimane in un piano interrato dell’ospedale non è possibile. Per risolvere il problema, l’azienda ospedaliera ha deciso di trasformare un locale, in origine una tisaneria a disposizione degli infermieri, in sala fumatori. I lavori sono già iniziati e si concluderanno a breve. Costo: 18.000 euro. Servono porte a chiusura automatica, pareti senza aperture, impianti meccanici di ventilazione forzata, tali da garantire una portata d’aria filtrata di ricambio supplementare. Così da evitare che in qualsiasi modo il fumo possa raggiungere le sale operatorie.
Tra il personale c’è chi appoggia la decisione. «Chi ha un turno di otto ore e soffre di tabagismo, è costretto ad allontanarsi tutte le volte per fumare una sigaretta. In questo modo è più semplice e più corretto», spiegano alcuni operatori. Ma non mancano le polemiche, considerando soprattutto le risorse investite. «Una scelta che stride con le campagne promosse a tutela della salute dei cittadini», obiettano altri. Da parte loro i vertici aziendali rimarcano le motivazioni che li hanno spinti ad agire in questo modo. Invece di ignorare il problema hanno deciso di affrontarlo e risolverlo. Niente più posacenere all’ingresso della hall dell’ospedale, sono stati spostati in un’area verde poco più in là, e soprattutto una sala dedicata nei pressi del blocco operatorio. «Vogliamo tutelare innanzi tutto i non fumatori, che non saranno più costretti a respirare fumo passivo — spiega l’Asst di Lecco —. In questo modo, inoltre, medici e infermieri in servizio non dovranno più uscire in cortile durante i turni per una sigaretta». Meglio insomma un chirurgo rilassato che in crisi d’astinenza da nicotina. Chissà se quei 18.000 mila euro potevano essere spesi per aiutare a liberarsi dal vizio del fumo.
La direzione «In questo modo il personale non dovrà più uscire in cortile durante i turni»