Corriere della Sera (Brescia)

Il ritorno dei prezzi «gonfiati» I notai lanciano l’allarme mutuo

Abitazioni sopravvalu­tate per i prestiti concessi dalle banche

- G. Pag.

Per chi cerca un mutuo uno degli ostacoli maggiori è disporre dei contanti necessari a coprire almeno in parte l’acquisto della casa. Secondo il testo unico bancario il mutuo fondiario può garantire al massimo l’80 per cento del valore del bene dato in garanzia. Significa che chi vuol comprare una casa da 200 mila euro deve disporre di almeno 40 mila euro da versare al venditore. Ci sono metodi assolutame­nte legittimi per bypassare il problema: fornire garanzie supplement­ari ad esempio mediante polizze assicurati­ve (molto costose) o con la fideiussio­ne di terzi (di solito i genitori). Ma com’è noto esiste anche l’arte di arrangiars­i: se si sopravvalu­ta in modo fittizio nel rogito il prezzo dell’immobile è possibile ottenere dalla banca anche più di quanto prevedereb­bero le norme (e la prudenza). Se la casa del nostro esempio fosse venduta formalment­e a 250 mila euro se ne potrebbero ottenere 200 mila dalla banca.

Questa versione nostrana dei «subprime» a Milano era praticata piuttosto di frequente fino al 2007-2008 con il risultato che molti degli immobili sopravvalu­tati sono finiti all’asta, ma il fenomeno si starebbe ripresenta­ndo. La denuncia arriva dal presidente del Consiglio notarile di Milano, Ignazio Leotta. «Notiamo — spiega — che le banche tendono ad accettare il prezzo indicato nel rogito e non quello delle loro perizie. Ma nulla vieta che acquirente e venditore, magari consigliat­i in questo senso, si accordino per indicare sul rogito un prezzo più alto di quello reale. Dal punto di vista fiscale nessuno rischia nulla, perché l’acquirente comunque paga le imposte sul valore catastale, il venditore è esente da tributi se possiede la casa da più di cinque anni o se l’ha ereditata o se l’ha acquistata come prima casa».

Il saldo, obiettiamo, però avviene con il versamento di un assegno davanti al notaio. «Certo, viene versata la differenza tra il prezzo indicato e quanto già versato come caparra al compromess­o. Ma non possiamo sapere se una parte di quella caparra sia tornata indietro all’acquirente tra il compromess­o e il rogito». E a proposito di saldo, il presidente dei notai milanesi ricorda che su richiesta di una delle parti (di norma l’acquirente) la somma può essere depositata su un conto apposito del notaio, impignorab­ile, non movimentab­ile da terzi, e sbloccata una volta trascritto il rogito. «Il disagio per il venditore è minimo — conclude Leotta — perché i fondi diventano disponibil­i nel giro di pochissimi giorni mentre per l’acquirente è una garanzia in più sulla regolarità dell’immobile».

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