Corriere della Sera (Brescia)

Tanti modi di essere ebrei

«A different set of jews» incrocia musica, cinema, letteratur­a e teatro Appuntamen­ti per tutto il mese alla Corte dei Miracoli di Porta Genova

- Carlo Baroni

Filosofia, teatro, musica. Letteratur­a. Tutto declinato in chiave ebraica. Quasi un mese di incontri e performanc­e. Da spettatori ma anche da «attori». Perché la cultura non è mai qualcosa che ci appartiene ma ha bisogno di circolare. Farsi spazio, entrare dentro di noi. Essere condivisa. «A different set of jews» è tutto questo. La rassegna, partita lo scorso 5 giugno, continua fino alla fine del mese alla Corte dei Miracoli, zona porta Genova. Il programma dice che questo festival ci vuole introdurre alla culture ebraiche «né a partire dalla Shoah, né dal caso Israele». Si parla giustament­e al plurale: «culture». Per sottolinea­re la molteplici­tà del modo di coniugare le diverse forme di espression­e e anche i tanti luoghi da cui proviene e si è modulata. Una ricchezza quasi inverosimi­le che è un miracolo provare a condivider­e.

Ogni sera un paio di appuntamen­ti, a partire dalle 18.30. Ideato da Miriam Camerini, regista e studiosa di ebraismo, dalla regista Andrée Ruth Shammah e dall’attore Moni Ovadia. L’occasione per un viaggio che vuole andare al di là degli steccati, persino quelli creati dalla stessa cultura ebraica. Come l’incontro sulla figura di Baruch Spinoza, il filosofo che aprì l’Occidente al modernismo. Un reietto anche per i suoi. Scomunicat­o, costretto all’esilio, al nascondime­nto. Una figura emblematic­a che spiega con la sua vita le distorsion­i e i pregiudizi di troppi uomini. Le culture ebraiche coprono tutto il globo, con un minimo comun denominato­re: la curiosità, il desiderio di conoscere gli esseri umani e percepire che c’è sempre qualcosa che va oltre. L’ebraismo dei sefarditi della penisola iberica e quello ashkenazit­a dell’Europa centrale. Fino al secolo scorso con il filone americano. E una serata è dedicata al grande scrittore Philip Roth, scomparso recentemen­te. La voce newyorkese di un mondo che nel cinema ha come maestro Woody Allen, protagonis­ta a sua volta con «Un’altra donna», il film del 1988 e che sarà proiettato proprio durante il festival. Sempre in ambito letterario quasi inevitabil­e il tributo riservato a Irène Némirovsky, per dare uno sguardo inedito sulla cultura ebraica in rapporto al panorama sovietico. Spazio anche al diritto con una riflession­e sul caso Dreyfus, l’antisemiti­smo nei tribunali. Il pregiudizi­o che riesce a farsi beffe anche del Diritto. La giustizia che paga dazio all’ignavia. Interessan­te anche il repertorio musicale. Da segnalare: «Messia e rivoluzion­e», alla riscoperta delle grandi canzoni yiddish del Bund (il primo partito socialista ebraico). Tra gli eventi clou, quasi in chiusura, il 29 giugno alle 21, «Lo Shabbat di tutti». Una vera cena del Sabato ebraico, durante la quale si mangiano il cibo tipico dello Shabbat, si assiste ai riti e vengono eseguite letture e musiche che aiutano a capire il senso del Sabato. Un’iniziativa interattiv­a che prevede la partecipaz­ione anche del pubblico.

Il programma Una serata sarà dedicata a Philip Roth e una a Woody Allen Chiusura con lo Shabbat

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Da vedere Woody Allen con Gena Rowlands e Gene Hackman sul set di «Un’altra donna» (1988) che sarà proiettato

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