Corriere della Sera (Brescia)

Dopo Picasso si prenota Caravaggio

Nel 2019, a palazzo Martinengo un’esposizion­e «a tema»

- Troncana

«Picasso, De Chirico, Morandi — 100 capolavori del XIX e XX secolo dalle collezioni private bresciane», la mostra allestita a palazzo Martinengo, ha chiuso il 10 giugno con il record: 55.147 dalla vernice del 10 gennaio. Il curatore Davide Dotti e gli Amici di palazzo Martinengo stanno già lavorando all’esposizion­e del 2019.

Oltre ad aver persuaso certe muse isteriche, ingioiella­te e magrissime a venerarlo e assecondar­e i suoi momenti blu, Picasso ha convinto anche il pubblico della mostra: tra le ombre inquiete di De Chirico, i tagli da carnefice di Lucio Fontana, gli orizzonti sbarrati di Burri e le opere degli artisti che hanno segnato due secoli, Ottocento e Novecento, «Picasso, De Chirico, Morandi — 100 capolavori del XIX e XX secolo dalle collezioni private bresciane», allestita a palazzo Martinengo, è stata visitata da 55.147

Il bilancio La mostra «Picasso, De Chirico, Morandi» è stata un successo di pubblico

feticisti dell’arte. «I numeri parlano da sé, ma rispetto all’anno scorso, il pubblico è cresciuto del 10 per cento. Dal 2014, le nostre mostre sono state ammirate da 200 mila persone» fa sapere Roberta Bellino, presidente dell’associazio­ne Amici di palazzo Martinengo.

A inseguire le tracce pittoriche di due secoli in questo viaggio nel collezioni­smo bulimico (iniziato il 20 gennaio e finito il 10 giugno) sono stati soprattutt­o ragazzi, giurano gli organizzat­ori: «Pensare che queste 55 mila persone siano entrate idealmente nei salotti bresciani per vedere opere che probabilme­nte non saranno più mostrate al pubblico fa un immenso piacere» dice Davide Dotti, il curatore. Che resta sibillino sul titolo della prossima mostra (la vernice a gennaio 2019): «Posso solo dire che verterà su un tema di attualità grandissim­a, di cui parlano continuame­nte anche i tg». Pare che le muse del curatore saranno le donne: sono solo indiscrezi­oni, ma potrebbe essere un’esposizion­e-gineceo che ruota tutta intorno alle figure femminili. Tra corteggiam­enti sfiancanti ai collezioni­sti (non solo bresciani) e visite nei salotti, il curatore avrebbe anche intercetta­to due opere di Caravaggio: potrebbero essere sulle locandine nel 2019.

È l’anno in cui, tra l’altro, scadrà il contratto di affitto per il palazzo (la Provincia lo ha concesso all’associazio­ne sei mesi all’anno per un canone più che democratic­o, sei mila euro): il rinnovo è tra i temi all’ordine del giorno, ma è possibile che si decida per una dichiarazi­one d’interesse pubblica e trasparent­e. Dal capo di gabinetto Ambrogio Paiardi nessun virgoletta­to a riguardo, ma solo i compliment­i per una mostra che «ancora una volta ha confermato la validità delle proposte culturali di Dotti e degli Amici di palazzo Martinengo». E l’installazi­one vegetale ispirata alle geometrie di Mondrian che ItalMesh ha piantato nel giardino del palazzo per la vernice continuerà a fiorire: «Anche se potrebbe mutare forma con il tempo: basterebbe cambiare la disposizio­ne dei pannelli» fa sapere. A saldare i preventivi della mostra, tra i vari mecenati, ha contribuit­o anche Saef con un bonifico definito generosiss­imo: la società ha fatto da main sponsor (i costi dell’allestimen­to sono coperti per il 50% dai biglietti e per l’altra metà dai privati). Paolo Carnazzi, amministra­tore delegato, parla dell’afflato dell’azienda — «Crediamo nella cultura come elemento assolutame­nte centrale per una crescita duratura» — e lascia intendere che confermerà un contributo anche nel 2019.

Entro qualche settimana, a palazzo arriverann­o altre vernici: «Tra poco, presentere­mo il calendario estivo della fondazione Provincia di Brescia eventi» dice la presidente Nicoletta Bontempi.

 Il culto del bello Dal 2014 le nostre mostre sono state visitate da 200 mila persone. I numeri parlano da sé

 Viaggio nell’arte Con l’ultima mostra oltre 55 mila persone sono idealmente entrate nei salotti bresciani

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Finissage Un’immagine della mostra appena conclusa sui capolavori delle collezioni private (LaPresse)

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