Corriere della Sera (Brescia)

Mantova in testa alla classifica dei divorzi

In regione nell’indagine Istat seguono Sondrio e Milano. È a Lodi dove il «sì» resiste più a lungo

- Riccardo Rosa

Mantova «capitale» lombarda dei divorziati. Secondo una rilevazion­e dell’Istat riferita al 2017 è la città che fu dei Gonzaga adagiata sulle rive del Po il luogo dove il matrimonio finisce più spesso e irrimediab­ilmente in crisi. O meglio, lo è prendendo in esame le città lombarde dai diecimila abitanti in su. I numeri dicono infatti che il tasso di divorzio sfiora il 10 per cento, sensibilme­nte superiore anche al capoluogo Milano, dove la percentual­e elaborata dagli esperti Istat è di poco superiore all’8 per cento. Al contrario, dove l’amore sembra essere veramente eterno è Lodi, che ha fatto registrare un tasso di divorzio del 5,9 per cento.

L’introduzio­ne del divorzio in Italia risale al 1970. Esattament­e il 18 dicembre di quell’anno divenne legale la possibilit­à per un uomo e una donna di sciogliere il vincolo matrimonia­le. Non fu certo un passaggio semplice. Al contrario, l’entrata in vigore della legge fu accompagna­ta da polemiche e da un movimento politico che negli anni a seguire promosse un referendum abrogativo. Il referendum si tenne nel maggio del 1974, ma l’esito finale affermò la volontà degli italiani di mantenere in vita la legge.

Secondo i dati Istat riferiti all’anno 2017 oggi c’è più di un milione e mezzo di persone in Italia che hanno sciolto il vincolo nuziale e non si sono risposate, mentre i coniugati sono poco meno di 29 milioni. Il tasso di divorzio quindi si attesta, in media, sul 5,1 pe cento, con forti differenze fra regione e regione. Il divorzio, per esempio, è molto più frequente nelle regioni centro settentrio­nali. La capitale italiana dei divorziati è Livorno, dove è stato rilevato un tasso di oltre 14n per cento e se si prendono in consideraz­ione anche i Comuni più piccoli l’obiettivo si sposta ancora più a Nord. In particolar­e, in Valle D’Aosta il comune di Chamois, un piccolo borgo alpino di soli 99 abitanti dove vivono 10 persone divorziate e 36 coniugate, ha fatto registrare un tasso di divorzio di quasi il 22 per cento. Sul podio, a livello nazionale, troviamo altri due comuni della medesima area geografica: Salza di Pinerolo e Massello, entrambi della Provincia di Torino, con un tasso di addii superiore al 21 per cento.

Viceversa le regioni del centro sud, dove si ha il numero maggiore di matrimoni religiosi, sono stati rilevati anche i tassi di divorzio più bassi, in molti casi pari a zero, una percentual­e che a onor del vero è stata riscontrat­a anche in Lombardia in ben tre città: si tratta di Blello, Cassiglio e Valtorta, tre piccole amministra­zioni in provincia di Bergamo, che messe insieme non raggiungon­o i 300 abitanti, dove il «sì, lo voglio», pronunciat­o di fronte alla persona amata, sembra essere veramente per sempre.

Fra le città capoluogo, oltre a Lodi, i matrimoni sembrano essere particolar­mente solidi a Monza, dove il tasso di divorzio è di poco superiore al 6 per cento e — come dubitarlo? — a Lecco, la città dei Promessi sposi, dove il tasso è del 6,4 per cento. In cima alla classifica, invece, al secondo posto dietro Mantova troviamo Sondrio, con una percentual­e del 9,2 e Milano, con un tasso dell’ 8,5 per cento. Tuttavia, il Comune lombardo nel quale la coppia è a rischio maggiore di spezzarsi irrimediab­ilmente è Duno, in Provincia di Varese. È qui, infatti, in questa cittadina di 131 abitanti, che l’Istat ha registrato il tasso di divorzio più alto di tuta la regione pari al 15,3 per cento.

Gli opposti Nella città dei Gonzaga il 10% degli addii. Tra i capoluoghi a Monza e Lecco unioni più salde

In Lombardia Nei piccoli comuni maglia nera a Duno (Va): su 131 abitanti il 15, 3% di scioglimen­ti

 ??  ?? Riti I locali trasformat­i in luogo di culto dalla comunità ortodossa in via Tommaso Grossi, in centro a Como . Lo stabile del Comune sarà ora alienato (Foto Cusa)
Riti I locali trasformat­i in luogo di culto dalla comunità ortodossa in via Tommaso Grossi, in centro a Como . Lo stabile del Comune sarà ora alienato (Foto Cusa)

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