UN PO’ DI BRESCIA AL GOVERNO
Basta lamentazioni. Il governo lega penta stellato guidato da Giuseppe Conte ha riconosciuto a Brescia un ruolo che i governi Monti, Letta e Renzi avevano negato. Ben tre i sottosegretari di origine o residenza bresciana. Gli ultimi ad affacciarsi nella stanza dei bottoni erano stati — nel governo Berlusconi 2008-11 — Mariastella Gelmini ministro dell’Istruzione e Stefano Saglia sottosegretario allo Sviluppo economico. Stavolta nella squadra dei 45 sottosegretari entrano il senatore Vito Crimi (pentastellato vicinissimo a Beppe Grillo) alla Presidenza del Consiglio, con delega all’editoria; il deputato Claudio Cominardi (pure del Movimento 5 Stelle) al Lavoro e alle Politiche sociali e il deputato leghista Raffaele Volpi alla Difesa. Le loro deleghe incrociano solo parzialmente il territorio bresciano. In tema di editoria sarà interessante vedere se Crimi escogiterà soluzioni che pongano argini e regole ai colossi digitali del settore. Le competenze di Volpi toccano invece diversi temi «caldi» specificamente locali: l’uso dell’esercito per garantire la sicurezza, la dismissione delle caserme, il ruolo dell’aerobase di Ghedi, le relazioni fra settore armiero e committenza militare. Il tema del lavoro ha caratura nazionale ma sarà interessante vedere se alcune crisi locali (a partire dall’Invatec) approderanno al tavolo ministeriale e se e in che modo Cominardi riterrà di intervenire. In realtà i neo sottosegretari, partendo da palazzo Chigi e passando per i ministeri di via XX settembre (Difesa) e via Vittorio Veneto (Lavoro) avranno l’opportunità di costruire relazioni, tessere collaborazioni, influenzare scelte diventando, col tempo, un vero e proprio patrimonio territoriale. Guardando all’agenda delle decisioni più immediate sarà poi importante capire se prevarrà la cultura «sviluppista» della Lega o quella pentastellata più prossima alla «decrescita felice», se si affermerà la visione infrastrutturale del Carroccio (più strade, più binari, più opere) o quella ambientalista del M5S. In gioco ci sono scelte concrete. Posto che l’autostrada di Valtrompia e la Tav Brescia-Verona sono giunte a un punto di non ritorno, cosa diranno i nuovi governanti sull’aeroporto di Montichiari? Punteranno a farlo decollare o lo azzopperanno magari per timore delle scie chimiche? E ancora: le bonifiche del Pcb, la rigenerazione delle periferie, il decollo della rete ferroviaria locale, il Musil e la candidatura di Brescia a capitale della Cultura per il 2022 hanno nuovi alleati o influenti frenatori? Tutte domande in attesa di risposta.