La droga arrivava anche nelle brioche
La polizia sgomina una banda: 11 ordinanze di custodia e 43 chili sequestrati
Per la consegna della droga usavano i corrieri tradizionali, quelli che consegnano libri, giocattoli, abbigliamento... Previo pagamento con money transfer, poi il rifornitore affidava il pacco al corriere. Di pacchi ne sono arrivati tanti. La polizia ha eseguito 11 ordinanze di custodia cautelare per traffico di droga e sequestrato 43 chili di marijuana e 100 mila euro. Un componente della banda consegnava, su richiesta, anche cocaina: la usava per farcire le brioche.
«Guarda che ti mando il mio amico, ok?». «Adesso arriva, stai pronto». Mai nessun riferimento esplicito al telefono alle «forniture» da piazzare o agli appuntamenti a cui non mancare. Erano attentissimi. Ma non l’hanno fatta comunque franca. Giovani, parecchio (hanno tutti tra i 20 e i 35 anni), eppure capaci di tessere le maglie — e i contatti — di un traffico internazionale di droga che correva lungo l’asse Brescia-Spagna.
In collaborazione con lo Sco e la Direzione centrale servizi antidroga, la squadra Mobile della questura ha sgominato la banda e arrestato, su disposizione del gip Cesare Bonamartini come chiesto dal pm Fabio Salamone — undici persone: otto ai domiciliari, tre in cella. Altri tre risultano ricercati. Diciannove in tutto gli indagati. I numeri sono da capogiro: sotto sequestro sono finiti 43 chili di marijuana «di ottima qualità», precisa il dirigente della Mobile, Alfonso Iadevaia, e oltre 100 mila euro in contanti.
All’origine delle indagini — «tradizionali, sulla strada, ma anche ricche di intercettazioni» — la scoperta dei primi quattro chili di «erba», oltre a quattro di fumo, nel novembre del 2016, quando gli uomini della Volante, fingendosi fattorini per la consegna delle pizze a domicilio, suonarono al citofono di un 26enne bresciano (da un amico, universitario, c’erano invece 76 mila euro cash: «Ho iniziato a spacciare per aiutare i miei genitori, si sono separati» ha provato invano a spiegare) in città dopo le segnalazioni di alcuni vicini per l’eccessivo volume della musica. Ecco, non a caso l’operazione si chiama «Party’s over». Perché la festa, adesso, è davvero finita. Quindi, dalla fine della festa all’inizio delle indagini. Che hanno consentito agli inquirenti, partendo da un primo spacciatore tunisino (ma cittadino italiano) di ricostruire e risalire la filiera collaudatissima e ramificata dello spaccio. La droga arrivava a chili dalla Spagna. Sì, perché dopo che la polizia ha pizzicato i fornitori iniziali, una coppia di romeni di stanza a Padova — arrestata in flagranza con un carico da 17 chili — i ragazzi sono riusciti a reinventarsi oltre confine per continuare gli affari. Salvo poi distribuire la droga alla piazza bresciana, lago di Garda compreso (a Prevalle, Lonato e Desenzano vivevano alcuni dei sodali). Veniva rivenduta a circa 3.600 euro al chilo: gli acquirenti, in provincia, ne chiedevano almeno diversi etti alla volta.
Ognuno aveva il suo ruolo, vietato sgarrare: una volta pagata con le rimesse nei money transfer — «purtroppo un modo ancora diffuso per fare soldi facili e veloci» — la marijuana veniva spedita con i corrieri tradizionali. Sì, proprio quelli a cui tutti noi ci affidiamo per recapitare pacchi di ogni sorta. L’indirizzo di destinazione faceva solitamente riferimento a qualcuno di insospettabile che prestava il suo contributo alla causa. Ci avrebbero pensato poi altri complici a recuperare la droga e «smistarla» secondo gli ordinativi e le consegne. Una gestione «manageriale», puntigliosa e articolata. E al vertice c’era lui, il bresciano di 26 anni. Che è latitante all’estero, come il fornitore spagnolo e il giovane romeno di Padova. In carcere invece ci sono il tunisino di Prevalle e un ragazzo sardo di Desenzano, 23 anni entrambi, e un 26enne romeno di Lonato. Ma pure un ivoriano, sempre di Prevalle, arrestato in flagrante con due chili di droga.
«Gli organizzatori toccavano la droga il meno possibile». Non si saranno sporcati le
Iadevaia Un gruppo criminale ben organizzato che toccava la droga meno possibile: ruoli precisi, la merce arrivava a chili
mani, ma di certo non ne sono usciti puliti. Nelle ultime ore l’esecuzione delle ordinanze e un altro sequestro: due chili di marijuana e 20 mila euro.
Figura «marginale» del core business della banda, un ragazzo di 28 anni di casa a Berlingo, ora agli arresti, particolarmente cauto. E abile. A lui ci si rivolgeva nel caso in cui servisse anche qualche dosa di cocaina: la infilava nelle brioches industriali di un noto marchio. Comprate, «farcite» e nuovamente sigillate. Come nuove. Altra opzione, dentro gli accendini.