Dunk, anarchici del suono: «Noi, siamo gli illuminati del folk-rock»
La superband dei Dunk è formata da artisti che hanno mangiato parecchia polvere prima di raggiungere consensi nazionali. Si sono ritrovati in un momento storico in cui ognuno aveva voglia di provare qualcosa di nuovo, trovando subito amalgama di stile e d’intenti. Marco ed Ettore Giuradei, la pazza coppia conosciuta dal popolo della notte che supera i confini bresciani, Luca Ferrari dei Verdena e Carmelo Pipitone dei Marta sui Tubi (nessuno ha bisogno di presentazioni) sono tutti cavalli di razza che si portano dietro un retaggio artistico personale dopo anni di concerti con i propri gruppi: l’indie rock, piuttosto che il cantautorato fuori dagli schermi, il grunge o il geniale folk giuradeiano sono stili dormienti che ora, nella nuova formazione, lasciano spazio al prog, folk, rock classico, con sfumature eterogenee. Una miscela ispirata da una libertà creativa assoluta, lontana da mezze misure e facili compromessi commerciali. I Dunk si esibiranno stasera all’Albori Music Festival a Sulzano, a ingresso gratuito. Abbiamo chiesto a Giuradei, fuoriclasse di Provaglio d’Iseo, come può funzionare una band del genere. «Funziona, funziona — puntualizza Ettore —, perché viaggiamo alla grande e siamo molto soddisfatti di ciò che facciamo. Questa è un’avventura di cui tutti avevamo bisogno, per cambiare e sperimentare cose nuove. La forte voglia di scambiarci idee e creatività chi ha aiutato a sviluppare un percorso artistico illuminato da complicità reciproca e divertimento».Che fine ha fatto il progetto artistico di Ettore e Marco Giuradei? «Questo è un dubbio che mi tormenta tanto. Ora siamo piacevolmente impegnati nei Dunk, ma se si dovesse ricreare il clima giusto non escludo un ritorno sulle scene. Con mio fratello abbiamo suonato insieme per anni, ma gli impegni familiari a volte non agevolano una pur serena e duratura collaborazione».