Nuove piste ciclabili pagate dagli sponsor Il patto tra le aziende per la mobilità dolce
I soci di Confindustria-Ancma: pronti a collaborare sui progetti, modello aiuole e metrò «lilla» Granelli: valutiamo la formula
Piste ciclabili sponsorizzate. Con i privati che le finanziano e danno loro il nome. Funziona con le aiuole pubbliche, sono marchiate sei fermate della linea 5 del metrò: perché non provare con le corsie riservate? La proposta, con tanto di appello al Comune, è dell’associazione Ancma di Confindustria, 170 imprese associate. E ci sarebbe già la prima azienda pronta a investire nel progetto pilota.
«Se l’amministrazione ci appoggia mettendo a disposizione le porzioni di suolo pubblico e agevolando l’iter burocratico, noi siamo disponibili a stanziare i fondi per il primo chilometro di una nuova pista ciclabile, oppure un raccordo dei tratti urbani esistenti. Sceglieremmo insieme la localizzazione, a seconda delle priorità cittadine — annuncia Cristiano De Rosa, titolare della omonima azienda fondata nel 1953 dal padre Ugo, che produce biciclette sportive —. Confido che altri del settore ci seguano. Prendiamo atto che il pubblico sta facendo molto, anche sul fronte delle Zone 30, ma da solo non riesce a produrre il salto di qualità infrastrutturale necessario». Rilancia Andrea Dell’Orto, alla testa di Confindustria Ancma: «L’idea dei privati coinvolti nella realizzazione delle piste ciclabili in una sorta di project financing farebbe di Milano un laboratorio nazionale di sperimentazione, un modello senza precedenti anche per altre città italiane».
Indicativamente, per una pista ciclabile separata dalla strada e con cordolo di protezione, compresi i costi per gli aggiustamenti sui marciapiedi e la segnaletica, si spendono minimo 300-400 mila euro al chilometro. «Sono più costose ma per la sicurezza sono preferibili alle corsie disegnate su strada», continua Dell’Orto. Certo è «impossibile» arrivare a una rete capillare di piste ciclabili in giro per la città: «Ma questo non può essere l’alibi per rallentare. Ho iniziato a parlare della possibile
sperimentazione con le nostre aziende, c’è disponibilità. Chiediamo al Sindaco e all’assessore alla Mobilità Marco Granelli di istituire in tempi brevi un tavolo di lavoro con noi su questo argomento specifico». Granelli non si tira indietro, anzi: «Siamo molto interessati. Siamo pronti a esaminare le varie modalità di partecipazione esaminando sia i regolamenti pubblicitari sia il nuovo codice degli appalti».
A Milano le piste ciclabili (70 chilometri nel 2006 e 113 chilometri nel 2011) in sette anni sono quasi raddoppiate: l’85 per cento corr su strada, il 15 per cento attraversa parchi e aree verdi. Mentre le Zone 30, quelle dove le auto devono andare a velocità ridotta, coprono attualmente 500 mila metri quadrati. «Non è abbastanza, bisogna investire ancora molto sulla sicurezza delle strade, e senza la partecipazione dei privati non credo sia possibile. Milano può essere apripista sulla falsa riga di quanto succede all’estero», si unisce all’appello Claudio Brumotti, papà del campione di road bike freestyle Vittorio. Tre anni fa, in Liguria, rimase coinvolto assieme al figlio nella brutta aggressione scatenata da alcuni automobilisti infastiditi dal loro «andamento lento» in bici. «Bisognerebbe abituarsi all’idea del nome delle aziende che compare sulle strade. Ma se va a vantaggio della città e della salute, ben vengano gli sponsor», conclude Claudio Brumotti.
Nei piani del Comune alcuni interventi sono già programmati: da corso Sempione a Cascina Merlata, il Naviglio Pavese, via Giambellino, Piola. Mancano altre strade, in particolare quelle con pavé e rotaie, più complicate (e pericolose), come via Torino, Porta Ticinese o viale Pasubio. «Per iniziare qualunque zona va bene», dice De Rosa. E Dell’Orto: «Promuoveremo questo modello di sviluppo infrastrutturale tra le nostre 170 imprese. Una volta che il sistema entrerà a regime, si interesseranno tutte le aziende che hanno a cuore lo sviluppo sostenibile e l’ambiente».
L’offerta di De Rosa Pronti a finanziare il primo chilometro se la giunta ci “affida” il suolo e taglia l’iter burocratico
La linea dell’assessore Esaminiamo le modalità di collaborazione con regole pubblicitarie e codice degli appalti