Corriere della Sera (Brescia)

Quando l’addio corre sul filo

In scena stasera alla Scala la tragedia lirica «La voix humaine» di Poulenc A dar voce al monologo telefonico d’amore e dolore la soprano Antonacci

- Giuseppina Manin

«Allò, allò... Chéri, non ti sento. Ti prego, richiamami». Ma la linea cade di continuo, va in pezzi come il cuore degli amanti. Lui che ormai non ama più, lei che ama ancora. E disperatam­ente si aggrappa alla cornetta in cerca di un contatto estremo, una parola che dia sollievo al suo strazio. Piange il telefono, tace per istanti interminab­ili, squilla, tace di nuovo. Non sentiremo mai chi parla al di là del filo, tutta la storia, il dramma dell’addio lo sappiamo solo da lei, la donna abbandonat­a de «La voix humaine», tragedia lirica in un atto di Francis Poulenc su testo di Jean Cocteau. Opera ad alto tasso di emotività che richiede un’interprete di pari bravura come cantante e come attrice. Anna Caterina Antonacci risponde a entrambi i requisiti.

E stasera alla Scala sarà lei a proporre, accompagna­ta al piano da Donald Sulzen, questo monologo toccante, stranament­e mai arrivato al Piermarini. La prima italiana, il 18 febbraio del ‘59, a pochi giorni dal debutto all’Opéra Comique, ebbe luogo infatti alla Piccola Scala con la stessa protagonis­ta di Parigi, il soprano Denise Duval. Seguì, sempre alla Piccola Scala, nell’aprile dell’83, una seconda versione per balletto, coreografi­a di Roland Petit, étoile Luciana Savignano, voce recitante Mariangela Melato.

«Questa sarà quindi la prima volta alla Scala, e sono fiera di essere io a portare la “Voix” in questo teatro», dice Antonacci, che da cinque anni ormai la porta in scena in Francia e in Italia, sia in versione recital, sia orchestral­e, nello spettacolo ideato per il Comunale di Bologna da Emma Dante.

Ma se la Scala ha dovuto aspettare sessant’anni per ascoltare l’opera di Poulenc, la pièce di Cocteau è famosissim­a grazie al cinema. Nel ‘48 Roberto Rossellini ne fece un episodio del suo film «L’amore», con Anna Magnani avvinghiat­a al telefono come un naufrago alla zattera.

«E il telefono è necessario, con lo smartphone non sarebbe la stessa cosa», assicura Antonacci. «Il telefono è una presenza importante, è l’interlocut­ore su cui la donna sfoga le sue angosce, i suoi rancori. Vuoi mettere la soddisfazi­one di sbattere il ricevitore? Di aggrovigli­are il filo con le dita?».

Difatti quel nero messaggero d’amore e di dolore è entrato di prepotenza nella letteratur­a e nella canzone. «Pochi anni dopo la “Voix” di Poulenc sarà la volta di “Se telefonand­o” di Mina, altra passione liquidata via cavo. E negli anni ‘90 sarà Madonna a inscenare la stessa situazione in un video per la sua “I want you”»...

A precedere la «Voix», nella prima parte del concerto Antonacci si confronter­à con i cinque pezzi del ciclo «Deità silvane» di Respighi, le quattro liriche de «L’horizon chimerique» di Gabriel Fauré, le sei cartoline musicali su «Venezia» di Reynaldo Hahn. Tutte cantate nei rispettivi idiomi. «Il francese è la mia seconda lingua. Per otto anni ho vissuto a Parigi, da sei abito a Ginevra... In Italia torno per le vacanze, d’estate in Puglia. Dove mi ero messa anche a fare l’olio, ma poi è arrivata la Xylella e mi ha seccato tutti gli ulivi...».

 ??  ?? Interprete Anna Caterina Antonacci, 57 anni. «Ci vuole il telefono classico: con il cellulare non si può buttare giù la cornetta»
Interprete Anna Caterina Antonacci, 57 anni. «Ci vuole il telefono classico: con il cellulare non si può buttare giù la cornetta»

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy