Cave «serbatoi» d’acqua, si parte
A Calcinato il progetto pilota per la Lombardia. Rolfi: aiuto importante per l’agricoltura
Quest’anno il record di piogge ha scongiurato l’annoso problema della siccità estiva. Ma la Regione non rallenta la promessa fatta alle associazioni degli agricoltori: trasformare ex cave di sabbia e ghiaia in bacini di accumulo idrico, da utilizzare a fini irrigui. «Il primo progetto pilota dell’intera Lombardia verrà realizzato a Calcinato» assicura l’assessore regionale all’Agricoltura Fabio Rolfi, che aggiunge: «meglio metterci acqua che altri rifiuti».
Abbondanti piogge quasi quotidiane, falde rimpinguate e livelli dei laghi che sfiorano i massimi storici. Risultato: quest’anno non si vivrà l’incubo siccità che ha caratterizzato le ultime tre estati. Ed i primi a gioirne sono gli agricoltori, che non dovranno fare i conti con riduzioni delle rese di mais ed extra-costi per il funzionamento dei pozzi irrigui. Ma la ricchezza idrica di questa primavera non rallenta la legge regionale (approvata nel novembre 2017) per la realizzazione di bacini di accumulo idrico, ovvero per immagazzinare «oro blu» nelle ex cave di sabbia e ghiaia. Tanto che nel Bresciano, per l’esattezza a Calcinato, partirà il progetto pilota per l’intera Lombardia.
A volere fortemente quella legge dalla doppia valenza — aiuta l’agricoltura ed impedire l’apertura di altre discariche — fu il consigliere regionale della Lega Fabio Rolfi, nel frattempo diventato assessore all’Agricoltura, su sollecitazione delle associazioni agricole (Coldiretti in primis). «L’eccezionalità delle piogge di questa primavera non può rallentare un piano necessario per la tutela dell’agricoltura e dell’ambiente — spiega l’assessore —. A breve presenteremo un progetto pilota a Calcinato, per la realizzazione di una vasca utilizzata come bacino di accumulo. Non è un progetto semplice, visto che dobbiamo fare una serie di opere idrauliche per garantire l’afflusso. L’importante è codificare questo principio: in futuro riempiremo le buche d’acqua e non di rifiuti».
Guardando i dati storici delle precipitazioni (in continuo calo negli ultimi anni) il ragionamento è univoco anche per il vicepresidente nazionale della Coldiretti, Ettore Prandini: «L’estrema variabilità delle piogge è sintomo di problemi climatici. È importantissimo che si parta con il progetto pilota a Calcinato, al quale farà seguito uno a Bergamo. L’obiettivo è di poter iniziare ad utilizzare questi bacini d’accumulo già nella prossima estate». E quando parla di variabilità eccezionale Prandini non mente: da inizio marzo ad oggi nella Bassa (pluviometro di Orzinuovi) sono scesi 412 millimetri di pioggia, quasi la quantità scesa in tutto il 2017 (503 millimetri). Possibile che quest’anno sia un anno di precipitazioni record, che si verifica sempre meno ma con un’alternanza quadriennale. Piogge oltre la media annuale (ovvero oltre al metro) ad Orzinuovi si sono infatti registrate nel 2014 e nel 2010. «L’abbondanza di piogge scese questa primavera poteva essere immagazzinata nei bacini d’accumulo, se fossero già attivi, per poi essere utilizzata il prossimo anno» commenta Rolfi. La realizzazione dei bacini artificiali risolverebbe un altro problema, ovvero i maggiori prelievi d’acqua dai tre laghi prealpini. Quest’anno Iseo, Garda e Idro — complici anche le abbondanti nevicate invernali — sono pieni come non mai. Ma in passato un prelievo maggiore di volumi (nel rispetto della legge Galli, che dà priorità all’agricoltura rispetto ad altri utilizzi non umani) ha creato contrasti con gli operatori turistici, che non vogliono usare il lago come una diga.
Ultimo nodo, non secondario, quello riguardante i costi. Lo scorso anno l’ex assessore al Territorio, Viviana Beccalossi, aveva preventivato una spesa di 2 milioni a bacino. Ora le stime parlano di cifre inferiori. C’è una variabile che inciderà sui costi futuri: «Fino ad oggi la destinazione principale di una cava era quella di diventare discarica — spiega Prandini —. Se nel concedere le autorizzazioni prevedo che, a fine escavazione, diventi bacino d’accumulo si disinnescano speculazioni». L’idea quindi è mettere intorno ad un tavolo Provincia (che sta redigendo il nuovo piano cave scaduto tra 3 anni) ed i tre assessorati regionali ad Agricoltura, Ambiente e Territorio. «In futuro dovremo gestire meglio il territorio, dicendo basta ad altre discariche» dicono all’unisono Rolfi e Prandini. Vero è che di bacini d’accumulo se ne prevedono due, massimo tre, nelle zone più siccitose, tra Calcinato e Montichiari. Mentre le ex cave in provincia sono 269.